lunedì 2 maggio 2016

Fossanova. L'abbazia nella valle dell'Amaseno







     "Se dunque è un'opera singolare e diversa dalle altre [...] la razionalità l'ha fatta diversa"
                                                                                                                                        San Bernardo  



   Considerato uno fra gli esempi più interessanti dell'architettura cistercense nel Lazio, l'Abbazia di Fossanova, in posizione strategica sul percorso che dai monti Lepini conduce verso la costa, è custode della storia di un territorio da sempre al centro di interessi politici e religiosi.
Frequentato già in età repubblicana, come testimoniato dai resti di una villa romana conservati in loco, Fossanova accolse in epoca altomedievale un primo insediamento monastico benedettino, a  cui sarebbero ricollegabili la prima chiesa di S. Stefano e la chiesa dedicata a Maria Vergine.
Resti delle terme della villa romana
Nel 1135 il pontefice Innocenzo II, dato il declino e progressivo abbandono del luogo, vi favorì l'insediamento dei monaci cistercensi che diedero il via ad una serie di interventi volti al recupero e alla modifica delle strutture preesistenti, unito ad un programma di valorizzazione e sfruttamento delle risorse del luogo.
Il 18 giugno 1208 veniva ufficialmente inaugurata la nuova chiesa abbaziale dalla doppia titolatura alla Vergine, com'era consuetudine per le chiese cistercensi, e a S. Stefano, di cui probabilmente si conservavano alcune reliquie sotto l'altare.
La chiesa, come l'intero complesso, era piena espressione dell'architettura cistercense, manifestazione della nuova spiritualità di cui l'ordine si faceva promotore.
Preceduta probabilmente da un nartece, di cui restano tracce sulla muratura esterna, sulla facciata si apre un rosone, sormontato da quello che per alcuni sarebbe il simbolo della corona imperiale degli Hohenstaufen, da cui, nel XIII sec. Fossanova raccolse elargizioni e donazioni.
L'interno, scandito da tre navate ed illuminato dai rosoni della facciata e dell'abside oltre che dalle finestre della navata principale, è esempio di quella purezza e semplicità tipica delle fabbriche cistercensi. Rispettando quelli che erano i canoni stilistici seguiti dall'ordine, decorazioni pittoriche e ricchi apparati vengono banditi a vantaggio di un uso di forme e linee semplici che rendono l'ambiente uno spazio di ampio respiro.
Decorazione riutilizzata come acquasantiera
Nel corso dei secoli comparvero tuttavia alcune decorazioni, oggi osservabili nelle cappelle ai lati dell'abside e sul lato settentrionale del transetto. Qui, dove si apriva la "porta dei morti", da cui si accedeva al cimitero dei monaci, nel XV sec., a sottolineare il valore simbolico di questo passaggio, una maestranza, probabilmente locale, realizzava la scena dell' "Incontro dei Vivi con i Morti", dove tre scheletri rammentano a tre uomini il valore caduco dell'esistenza umana. Sebbene lo stato conservativo della scena sia alquanto lacunoso, ciò che ne resta concorre a trasmettere l'idea dell'importanza riconosciuta al monito espresso.
Affresco dell' "Incontro dei Vivi con i Morti"
La vita monastica all'interno delle abbazie cistercensi era scandita da una rigida ritualità  prescritta dalla  Regola e che segnava le azioni dei monaci e dei conversi durante l'arco di tutta la giornata: tutto ciò si traduceva nella realizzazione di ambienti e strutture finalizzate alla vita quotidiana del cenobio.
Lunetta con decorazioni a basso rilievo della scala diurna
che collegava il Chiostro al dormitorio dei monaci.
Il Chiostro di Fossanova, edificato riutilizzando parte della precedente struttura benedettina e coperto da una volta a crociera ogivale, si apre sul giardino attraverso arcate sostenute da colonnine binate.
Chiostro
Sul lato sud, in corrispondenza dell'ingresso al Refettorio dei monaci, si apre un piccolo padiglione con lavabo, di cui i monaci potevano servirsi per effettuare delle abluzioni prima dei pasti. La sua, però, non era esclusivamente una funzione pratica, ma rivestiva anche il richiamo simbolico alla fons vitae, metafora della purezza rappresentata dall'acqua di origine sorgiva che l'alimentava.
Padiglione con lavabo per le abluzioni
Completate le proprie abluzioni, i monaci si recavano nel Refettorio, a cui si accede attraverso un portale sulla cui lunetta si conservano le tracce di una pittura con la Madonna con il Bambino, circondati da S. Tommaso e S. Antonio. Dell'antico Refettorio si conservano oggi alcuni elementi, fra cui la Loggetta del lettore, da cui uno dei monaci leggeva i testi sacri durante il pasto dei confratelli.
Portale del Refettorio



Refettorio

Poco distante da questo ambiente, sul lato est del Chiostro si apre la Sala Capitolare.
Qui, in un ambiente voltato con crociere costolonate, risalente probabilmente al XIII sec., si riunivano i monaci, sedendo su pancali in pietra, addossati alle pareti, partecipando alle riunioni del Capitolo sulle questioni relative all'andamento del cenobio. In questa sala si conservano alcune decorazioni, come una testa umana e il capo di un ariete, posti all'incrocio delle arcate ed il "nodo di Salomone", uno fra motivi ornamentali più diffusi in epoca medievale.
Sala del Capitolo


Decorazione del Capitolo


Decorazione del Capitolo


Nodo di Salomone

All'inizio dell'anno 1274, durante il viaggio che da Salerno li avrebbe condotti in Francia per partecipare al Concilio di Lione, giungevano, all'abbazia di Fossanova, Tommaso d'Aquino ed il suo segretario Reginaldo da Piperno. Le condizioni di salute dell'aquinate, già precarie, peggiorarono durante il soggiorno presso i monaci cistercensi, dove lo raggiunse la morte il 7 marzo 1274.
L'episodio, che ebbe immediata diffusione, diede inizio non solo al proliferare di leggende sulla fine del santo ma anche ad una serie di traslazioni delle reliquie che si protrassero nel tempo.
Ancora oggi, su una delle pareti absidali della chiesa, un'iscrizione ricorda uno dei luoghi di sepolture in cui i resti trovarono momentanea locazione.


Affresco absidale raffigurante S. Tommaso d'Aquino

All'interno del Chiostro, presso la porta nord di accesso alla chiesa, a riprova del peso assunto dall'evento,  si conserva un blocco in pietra su cui la leggenda vuole siano impresse le impronte del mulo di San Tommaso, che ascoltando i pianti ed i lamenti innalzati per la morte del padrone, si liberò con veemenza dal giogo delle corde della stalla per raggiungere il feretro e manifestare tutto il suo dolore.

Blocco di pietra con le presunte impronte degli zoccoli del mulo di S. Tommaso

Ciò testimonia di quanto la figura dell'aquinate assumesse rilevanza per Fossanova che tributò grande valore trasformando in cappella, il vano, dell'appartamento dell'abate, in cui il santo era spirato. Nonostante i rimaneggiamenti e le modifiche accorse durante i secoli e  che hanno inevitabilmente investito il sito, Fossanova continua a rivestire il fascino della storia e di una spiritualità che si è preservata nel tempo, offrendosi al visitatore che abbia il desiderio di indagarne il fascino e di riscoprirne i segreti.






 Bibliografia
Bianchini A.- L'Abbazia di Fossanova- Casamari, 1976.
Caciorgna M.T. - L'Abbazia di Fossanova. Vicende e problemi di un'abbazia tra stato della Chiesa e Regno (secoli XII-XIII)- in "Il monachesimo cistercense nella marittima medievale. Storia e arte". Atti del convegno Abbazie di Fossanova e Valvisciolo, 24-25 settembre 1999- Edizioni Casamari, 2002.
De Rossi G.M.- Fossanova e San Tommaso. Sulle orme di San Tommaso d'Aquino a Fossanova: un percorso tra agiografia e topografia- Espera, 2013.
De Rossi G.M.- La riscoperta di Fossanova- Comune di Priverno, 2002.
Serafini A.- L'Abbazia di Fossanova e le origini dell'Architettura gotica nel Lazio, in "S. Tommaso d'Aquino O.P. Miscellanea storico artistica", Roma, 1924.





1 commento:

  1. Meraviglia. ..grazie di farmi scoprire gioielli di cui negato l'esistenza.
    Ale

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