mercoledì 13 luglio 2016

Il Castello di Avio. Il maniero dei Castelbarco

   




   Lungo la strada del Brennero, nel tratto che attraversa la val Logarina, segnata dal corso del fiume Adige, sorge la bianca mole imponete del castello di Avio. Innalzato alle pendici del monte Vignola, il suo mastio, circondato dai monti e cinto da olivi e vigneti, attrae, come un magnete, lo sguardo di quanti percorrono il tragitto tra Veneto e Trentino-Alto Adige.
E’ verosimile ritenere che qui esistesse un sito, sommariamente fortificato, già in epoca preromana, ma le origini della sua costruzione, nelle forme che ebbe durante il medioevo, sono purtroppo sconosciute. Citato per la prima volta in un documento del 1053, dove si racconta che il monaco bavarese Gotschak soggiornò nel “Castellum Ava” di ritorno da Verona, dove si era recato per prelevare le reliquie di Sant’Anastasia, non esistono però fonti che raccontino del periodo in cui fu edificato ne chi ne fu il committente.

La sua storia nel tempo è legata indissolubilmente alla famiglia dei Castelbarco, vassalli del vescovo di Trento, condottieri e personaggi di spicco nello scacchiere politico fra i territori del Veneto e del Trentino, nel  corso del medioevo e che detennero ininterrottamente il dominio sul castello dal XIII al XV secolo. Fra le sue mura trovarono ospitalità personaggi quali Carlo di Boemia, Carlo V, il Gattamelata e secondo alcuni anche Dante Alighieri.
Entrati in possesso del castello di Avio probabilmente intorno al Duecento, i Castelbarco si dedicarono nel tempo sia ad ampliare i sistemi difesivi della fortificazione sia ad arricchire con raffinati apparati decorativi le ali interne del castello. Fra gli esponenti più illustri della famiglia va sicuramente ricordato Guglielmo di Castelbarco, ultimo figlio di Azzone.                                                                                        
Nel ‘300, Guglielmo fu ambasciatore presso gli Scaligeri, signori di Verona, alla cui corte poté probabilmente apprezzare quei fasti che cercherà di riproporre anche nelle sale del suo castello di Avio, dimora principale della famiglia. A testimone del ricco apparato decorativo allestito all'interno del maniero, restano le tracce degli affreschi che ancor oggi si conservano all'interno dei suoi ambienti.
Nel mastio, dalla forma ovoidale, sulle pareti della cosiddetta camera d’Amore, si conservano scene d’amor cortese risalenti al XIV sec. Sulle perimetro della sala, decorata con un finto tendaggio, si dispiegano i personaggi della storia qui narrata.
Ai lati di una delle finestre, un Cupido, armato di arco e frecce a cavallo di un destriero lanciato al galoppo, è intento a scoccare i suoi dardi: dei suoi colpi resta vittima un cavaliere vestito di verde, che vacilla cadendo colpito dalla freccia mentre, al contrario, una dama vestita d’amaranto, che tiene fra le braccia un placido cagnolino, seraficamente schiva il colpo. 


Camera d'Amore


Camera d'Amore


Volgendo lo sguardo nella camera, attraverso uno spiraglio aperto fra le finte tende, i due amanti, avvinghiati in un tenero abbraccio sembrano scambiarsi un doloroso saluto forse dovuto all'imminente separazione dei due.


Camera d'Amore


In origine, lungo la parete, correva una fascia a lettere gotiche, di cui resta ben poco, in cui s'inseriva l’iscrizione relativa alla narrazione delle scene rappresentate.

Nella stanza sud-ovest dell’ala del palazzo baronale l’amor cortese torna ad essere il tema della decorazione superstite conservata su una delle pareti. La sala, prossima alla cappella di San Michele, era in origine completamente decorata con un motivo geometrico di patere e poliboli, all’interno di uno dei quali, una coppia d’amanti appare teneramente abbracciata.


Sala del palazzo baronale- Coppia di amanti


Cappella di San Michele- Affreschi


Le storie d’amor cortese, tema molto in voga nelle decorazioni dei castelli tra il Tre e il Quattrocento, non rappresentano però l’unico soggetto presente ad Avio. 
Non bisogna infatti dimenticare che il castello fu oggetto, nel corso dei secoli, di assedi e battaglie, scontri e ed incursioni. Le rimembranze di tali eventi trovano spazio sulle pareti della Torre delle Guardie. Al suo interno vengono rappresentate le varie fasi dell’addestramento di un cavaliere, le strategie dell’arte bellica, la cui conoscenza potrà condurlo alla vittoria. Sulla parete orientale della “Stanza dei soldati” l’artista chiamato a decorare l'ambiente ebbe il compito di rappresentare una scena d’assedio allo stesso castello, qui realizzato secondo un modello schematico ma comunque riconoscibile sia dai corpi di fabbrica che dalla merlatura che lo cinge. 

Torre delle Guardie- L'assedio al castello di Avio

I guerrieri dei Castelbarco, riconoscibili dagli stemmi apposti sugli scudi -  il leone rampante in campo rosso- appaiono coraggiosamente schierati a contrastare l’avanzata dei nemici. L’estrema cura che il pittore impiegò nel realizzare le armi e le armature dei belligeranti ha permesso agli esperti di datare questo ciclo intorno alla seconda metà del XIV sec.


Torre delle Guardie

Torre delle Guardie

Torre delle Guardie
All’interno del castello veniva amministrata anche la giustizia che i Castelbarco esercitavano sull’area e di conseguenza la fortezza oltre luogo di svago o di battaglie rappresentava anche lo scenario in cui si consumavano le torture e le esecuzioni capitali. Dalla cosiddetta Torre Picarda venivano impiccati i condannati, i cui cadaveri venivano lasciati sospesi per giorni, a monito degli abitanti della valle, basti ricordare che la torre veniva ancora utilizzata a tal scopo ancora nel ‘700 quando vi fu rinchiusa Maria Bertolotti Toldini, accusata di stregoneria. All’interno della Torre delle Guardie esiste però una sala decorata secondo motivi romboidali di color ocra, rosso e verde, all’interno di alcuni dei quali è ancora oggi possibile scorgere alcune lettere in stile gotico: una leggenda racconta che se il condannato a morte, quivi condotto bendato, fosse riuscito a formare una frase di senso compiuto toccando tali riquadri avrebbe avuto salva la vita.


Torre delle Guardie- Riquadri con lettere gotiche


Nel 1411 il castello passò sotto il dominio di Venezia e da allora visse secoli di declino fino al 1910, anno in cui la Casa d’Austria, stimato il valore degli affreschi, l’acquisì allo stato. Ma era destino che il maniero tornasse ai Castelbarco, nel 1937, dopo diversi secoli, Emanuele Castelbarco Pindemonte Rezzonico riacquistò il sito che nel 1977 fu donato dalla figlia Emanuela al FAI che ne cura la conservazione ed il restauro
Attualmente il sito è visitabile nelle aree aperte al pubblico.
L’ ingresso è gratuito per gli iscritti al FAI.


Particolare della decorazione scultorea del castello di Avio


Bibliografia
A. Amadori- Il Castello di Sabbionara d’Avio nella storia, nell’arte, nella leggenda- Avio, 1980.
R. Bazzoni- Il Castello di Sabbionara d’Avio- 1988.
L. Dal Prà, E. Chini, M, Botteri Ottaviani (a cura di)- Le vie del Gotico. Il Trentino fra Trecento e Quattrocento- Trento 2002.
E. Castelnuovo (a cura di)- Castellum Ava- Trento 1987.
E.Napione, M. Peghini- Una dinastia allo specchio: il mecenatismo dei Castelbarco nel territorio di Avio e nella città di Verona- 2005.