martedì 16 agosto 2016

L'antico borgo di Galeria. Una realtà sospesa tra storia e leggenda



Campanile della chiesa di S. Nicola


 "La pittoresca desolazione delle sue strade, semicoperte di vegetazione e
dei suoi edifici sgretolati, lo rende uno dei luoghi più belli da visitare
per quanti amano gli angoli isolati nelle vicinanze di Roma."

Thomas Ashby


   Correva l'anno 1806, quando gli abitanti del piccolo borgo di Galeria, pochi chilometri a nord di Roma, stremati da un ennesimo evento disastroso, quale la piena del fiume Arrone che compromise i mulini e di conseguenza la produzione di pane, raccogliendo in fretta i propri beni più cari, abbandonavano definitivamente le loro dimore, trasferendosi in un'area poco distante che avrebbe preso il nome di Santa Maria di Galeria Nuova.



Fin qui, questo episodio sembrerebbe non presentare alcun aneddoto avvincente, se non si tenesse conto che l'allontanamento della popolazione s'inseriva in un periodo di crisi e decadimento iniziato già a partire dal XVIII sec. e che a cicli alterni tornava ad investire Galeria con rinnovata intensità. Probabilmente dovuto a periodiche recrudescenze di epidemie malariche, il suo declino fu accompagnato dalla diffusione di un esteso sentimento di insicurezza  tra gli abitanti, testimoni di morti improvvise e per loro inspiegabili. Un'insicurezza che forse assunse i caratteri del terrore se li spinse a scappare senza neppure procurare degna sepoltura ai propri defunti.
Un'aura sinistra iniziò ad aleggiare sull'antica Galeria, caduta nel più totale abbandono, dove col passar del tempo, i resti delle sue chiese, dei suoi edifici pubblici e delle case vennero invasi da una vegetazione che sostituì i tetti con rami fronduti e dove i tronchi si fusero alle pareti delle case.



Per le sue origini, riconducibili ad un passato in cui spesso si fondono storia e leggende, sono state avanzate diverse ipotesi: alcuni sostengono che le sue radici vadano ricercate in uno stanziamento etrusco di cui sarebbero state rinvenute in loco sepolture ed iscrizioni; altri invece abbracciano l'idea di una fondazione dovuta ai Galerii, popolo non meglio identificato, che avrebbe dato il nome all'insediamento.
Al di là delle ipotesi sulla sua nascita, è innegabile che Galeria abbia partecipato delle vicende dell'Agro romano nell'epoca romana e ancor più durante il medioevo.
Distrutta durante le incursioni saracene che si abbatterono sull'area nel IX sec., subì nel corso dei secoli un processo di fortificazione sfruttando la conformazione naturale del sito posto su di uno zoccolo di lava leucitica, affacciato sul fiume Arrone.
Dominio delle più potenti famiglie del Lazio -e non solo- che si alternarono nel suo possesso, (appartenne agli Orsini, dal XIII-XIV sec. al 1620, anno in cui passò agli Odescalchi ed infine alla famiglia marchigiana dei Manciforte), il borgo fu più volte oggetto di assedi. Coinvolto in un conflitto che l'opponeva agli orvietani, ne subiva un saccheggio nel 1321, in cui fu  privata dei suoi marmi, impiegati poi per la costruzione del duomo di Orvieto.
Nei secoli seguenti, in un panorama politico turbolento e costellato di continue ed efferate lotte per il potere, Galeria tornò ad essere oggetto d'attacchi a cui, a volte riusciva ad opporsi, come quando, nel 1485, riuscì a resistere all'assedio in cui la tenevano i Caetani ed i Colonna.

Oggi Galeria si presenta come un luogo dove storia e natura si fondono in un unicum inscindibile.




Raggiungere l'antico borgo è un'impresa tutt'altro che facile, poiché, sebbene dal 1999 sia stata istituita come area naturale protetta, percorrendo via Santa Maria di Galeria su cui si apre l'accesso, nessuna segnaletica ne indica la presenza. Provenendo dalla località Osteria Nuova e seguendo per circa due chilometri la strada di Santa Maria di Galeria, sulla destra appare un anonimo cancello chiuso con due passaggi pedonali laterali quasi nascosti dalle sterpaglie. Superato il cancello, si apre un sentiero di campagna, ad uso pedonale, al cui termine, dopo poco più di un chilometro, s'inizierà a scorgere i resti dell'abitato. Una vecchia stradina, a tratti divelta, ma non per questo meno suggestiva, condurrà il visitatore, passate le antiche porte, all'interno dell'antica Galeria.









 Ciò che resta della vita di questa comunità, delle strade e degli edifici di questo sito è a tratti solo intuibile, le tracce del suo passato sopravvivono in connubio con lecci, pioppi, ontani che contribuiscono al fascino unico che questo luogo offre. Interessante per coloro che sono alla ricerca delle tracce di un passato avvincente, per coloro desiderosi di trascorrere del tempo immersi nella natura, o semplicemente di quanti giungono fin qui attratti dalla romantica storia dell'immancabile fantasma, presenza obbligatoria per i luoghi che esercitino un'attrattiva vagamente misteriosa, il sito avvolge il visitatore in un'atmosfera unica.
Fra i resti meglio osservabili dell'antico abitato spicca sicuramente il campanile superstite della perduta chiesa di San Nicola che appare, per la prima volta, in un documento datato 1026. Difficile leggere fra i resti di questa struttura le tracce del suo passato remoto e ciò non solo per lo stato in cui versa  ma anche per i numerosi interventi di cui fu oggetto durante i secoli di vita del borgo.







Purtroppo il degrado e la totale assenza di manutenzione che regna in questo sito, contribuisce a renderlo una meta da visitare con estrema cautela ed opportunamente equipaggiati, sia per i concreti rischi di crolli delle strutture superstiti, non poste in sicurezza e dei cedimenti del suolo, caratterizzato da numerose cavità sotterrane, sia per la mancanza di un opportuno sistema di sorveglianza...


Bibliografia
AA.VV.- Atlante dei Beni Culturali delle Aree Naturali Protette di RomaNatura- 2010.
De Rossi G.M.- Torri e castelli medievali della campagna romana- 1969.
Esposito D.- Tecniche costruttive murarie medievali. Murature a "tufelli" in area romana- Roma, 1998.
Tomassetti G.- La campagna romana- vol. III. Roma, 1975-1977.
Turano A.- Galeria dei Manciforte. Storia dell'estinzione di una città- Roma, 1991.