domenica 24 giugno 2018

Villa Campolieto ad Ercolano




Villa Campolieto- Esedra di Luigi Vanvitelli

   Correva l'anno 1738 quando Carlo III di Borbone (1716-1788), sovrano da appena quattro anni del Regno di Napoli e di Sicilia, conquistato dall'amenità dei luoghi posti ai piedi del Vesuvio, diede il via alla costruzione di una sfarzosa reggia nel territorio di Portici, che nelle intenzioni regnante avrebbe dovuto sostenere, con la sua grandiosità, il confronto con i palazzi delle altre corti europee. Prima che l'interesse del sovrano si rivolgesse a questo territorio e ne modificasse, in un certo qual senso, il profilo, l'area aveva una destinazione prevalentemente agricola, caratterizzata da agrumeti e masserie, molte delle quali proprietà di nobili napoletani. 


Reggia di Portici- Facciata sud-ovest


La costruzione della nuova reggia -nonché la condizione di esenzione fiscale garantita nell'area- favorirono un maggior interessamento dell'aristocrazia partenopea per queste zone, che videro sempre più accantonato -ma non del tutto abbandonato- l'aspetto agricolo a favore di una concezione abitativa con prevalenza di ville d'ozio e giardini di lusso. Da quel momento in poi la zona divenne particolarmente ambita dalle più influenti e facoltose famiglie nobili, bramose di assicurarsi la proprietà di terreni prossimi al palazzo del re e da cui godere sia la vista del mare che del Vesuvio. Il fervore edilizio manifestatosi per tutta la seconda metà del XVIII secolo fu tale che nell'arco temporale di alcuni decenni, vennero costruiti ben 122 edifici nobiliari, estesi tra il territorio di Ercolano e Torre del Greco, concentrati prevalentemente lungo la via che assunse la denominazione di Miglio d'oro.

Molte delle ville del Miglio d'oro oggi conservano poco della magnificenza e raffinatezza di un tempo: in alcuni casi appaiono ridotte in stato fatiscente, in altri trasformate in semplici condomini, in cui, fra difficoltà, sopravvivono gli scarsi resti del passato splendore. Queste circostante non investono, fortunatamente, la totalità del patrimonio vesuviano di epoca borbonica, che può annoverare ancora esempi di architetture di pregio scampate alla totale rovina a seguito di campagne di recupero e valorizzazione. E' questo il caso di villa Campolieto.

Tra il 1755 ed il 1757, don Luzio de Sangro duca di Casacalenda (1710-1792) iniziò ad acquistare  terreni in area ercolanense su cui edificare la propria villa d'ozio. La proprietà del de Sangro presentava molte caratteristiche che la rendevano ambita a causa della relativa vicinanza con la Reggia di Portici, l'accesso diretto dal Miglio d'oro, nonché l'invidiabile posizione che garantiva sia la vista del mare che del vulcano. Il progetto iniziale venne affidato in un primo momento a Mario Gioffredo (1718-1785), già responsabile dei lavori per il palazzo dei de Sangro nella capitale del regno, ma nel 1761, a causa di dissidi con il committente, Gioffredo veniva sostituito alla guida del cantiere prima dall'ingegner Michelangelo Giustiniani e successivamente dall'architetto Luigi Vanvitelli (1700-1773) in collaborazione con il figlio Carlo. 
L'edificazione del complesso ebbe un processo molto lungo a causa dei dissidi sorti tra il duca de Sangro ed i suoi vicini nonché per le eruzioni del Vesuvio, verificatesi tra il 1758 ed il 1759 che rallentarono il cantiere concluso solo nel 1773. Sebbene la regia del Vanvitelli si rivelasse fondamentale per imprimere alla struttura quel lessico peculiare di ampio respiro tipico del famoso architetto, la pianta dell'edificio corrisponde al progetto inizialmente stilato dal Gioffredo, in cui si riconosce il proposito di creare una corrispondenza tra spazi interni ed esterni. Il Vanvitelli seppe arricchire la struttura con sapienti elementi dal gusto spiccatamente scenografico come l'esedra ad archi e lo scalone principale che dà accesso all'ampio vestibolo con copertura a cupola. 


Villa Campolieto- Scalone principale


Scalone principale - part.


Villa Campolieto- Vestibolo
La visione spaziale del Vanvitelli contribuì a rendere villa Campolieto una realtà architettonica qualificata da un continuo dialogo tra l'ambiente naturale circostante, che non solo rappresentava una presenza ineludibile ma una componente essenziale dello stesso progetto.  
Vanvitelli, già personaggio culturalmente eclettico e versatile, si occupò di predisporre l'intero programma decorativo della villa chiamando a sé collaboratori del calibro di Jacopo Cestaro, i fratelli Magri e Fedele Fischetti -  già attivo presso i cantieri borbonici della Reggia di Caserta, del Palazzo Reale di Napoli e del Real sito di Carditello (vedi:https://ilcappellobohemien.blogspot.com/2018/01/il-sito-reale-di-carditello-la-delizia.html). 
A partire dal 1770 le sale di villa Campolieto furono arricchite da un composito programma decorativo in cui il richiamo all'elemento paesaggistico sia in senso letterale che allegorico è un tema dominante. 
Dal vestibolo vanvitelliano si ha accesso ad alcuni degli ambienti di rappresentanza del piano nobile come la galleria, affacciata sul mare, sulle cui pareti Fischetti realizzò  scene con divinità, finte statue monocrome e putti festanti, inseriti in finte architetture e bassorilievi la cui realizzazione è da addebitarsi ai fratelli Magri.






 Gli ambienti attigui alla galleria presentano lo stesso richiamo al tema pagano,  scene in cui le divinità rappresentate risultano sempre inserite in raffinate inquadrature a finti bassorilievi ed ornamenti floreali.






Fra queste rappresentazioni a tema mitico si annoverano quelle che Jacopo Cestaro, in collaborazione con i Magri, realizzò nelle volte di due sale in cui affrescò l'Apollo Citaredo e l'Aurora, entrambi racchiusi in eleganti finte cornici immerse in decorazioni a ramage.


Apollo Citaredo- Jacopo Cestaro
                                                                                 
Aurora- Jacopo Cestaro

Cestaro ed i Magri ebbero modo di collaborare anche per il salone di Mercurio e Minerva, sulle cui pareti contrapposte, i pittori realizzarono finti colonnati dalla chiara impostazione scenografica ed in cui sono inserite le immagini di due statue monocromatiche disposte sui rispettivi piedistalli. 



Mercurio- Jacopo Cestaro
Minerva- Jacopo Cestaro


Il pittore Fedele Fischetti fu autore di alcune fra le decorazioni più interessanti presenti nella villa di Campolieto. Oltre alla galleria, l'artista si dedicò agli ornamenti di alcuni ambienti come una piccola camera in cui realizzò scene con putti inseriti in un contesto bucolico.






L'area più interessante della villa è rappresentato dalla sala da pranzo, che, nonostante il crollo della volta e la perdita della relativa decorazione, conserva sulle pareti un ciclo che simula un pergolato immerso in un'architettura molto simile agli esterni della villa stessa, in cui si muovono damine, aristocratici e damerini manierati. Fischetti raffigura scene di ozio con personaggi che giocano a carte, immersi in frivole conversazioni o impegnati in scambi di furtive lettere. In questa sala, più che altrove, appare esplicito l'intento degli ideatori di creare un rapporto costante tra spazi esterni ed ambienti interni che si trasformano in prolungamenti dei primi.










L'importanza attribuita all'ambiente esterno giustifica alcune scelte architettoniche del Vanvitelli che progettò elementi adatti a creare un'armonia tra edificio e paesaggio. Attraversato il portico ad archi, si accede ad una terrazza a pianta circolare da cui si dipartono due rampe di scale ellittiche speculari che terminano nell'area destinata a roseto.



Gli splendori della villa ebbero però vita breve a causa dei frazionamenti a cui l'immobile fu sottoposto già a partire dalla prima metà del XIX sec., declino protrattosi durante il secondo conflitto mondiale con l'occupazione delle truppe americane, e successivamente declinato in un completo abbandono. Il recupero iniziò a partire dal 1977 quando l'Ente delle Ville vesuviane acquistò l'immobile avviando una necessaria campagna di restauro e recupero. 
Oggi villa Campolieto può essere meritatamente annoverata fra le esperienze artistiche più notevoli dell'area vesuviana che nonostante le gravi ed irrimediabili perdite subite conserva ancora il fascino di una storia incancellabile.




INFORMAZIONI
Villa Campolieto è in Corso Resina 283, Ercolano, Napoli.
La villa è raggiungibile dalla stazione circumvesuviana Napoli Piazza Garibaldi, viaggiando in direzione Sorrento. La fermata più vicina alla villa è ERCOLANO MIGLIO D'ORO
Giunti alla stazione di destinazione è possibile raggiungere a piedi il sito percorrendo una distanza di circa due chilometri. 
Usciti dalla stazione Ercolano Miglio d'oro percorrere via Doglie fino all'incrocio con via Emilio Bossa. Proseguire su via Bossa fino a raggiungere l'incrocio con via Alessandro Rossi. Qui svoltare a destra e proseguire fino a Corso Resina, svoltare ancora a destra e proseguire per alcune decine di metri. La destinazione si troverà sulla destra.

BIBLIOGRAFIA
BRANCACCIO S.- L'ambiente delle ville vesuviane- Napoli, 1983.
CARDARELLI U., ROMANELLO P., VENDITTI A.- Ville vesuviane- 1988.
DE SETA C., DI MAURO L., PERONE M.- Ville vesuviane- Milano, 1980.
FICHERA F.- Vanvitelli- 1937.
FIENGO G. - Gioffredo e Vanvitelli nei palazzi di Casacalenda- Napoli, 1976.
SPINOSA N.- Affreschi del Settecento nelle ville vesuviane in "Antologia di Belle Arti", 1, 1977.
PANE R.- Ville vesuviane del Settecento- 1959.