sabato 10 novembre 2018

Amaseno. Tesori medievali nella chiesa di santa Maria Assunta






   Addentrandosi in quella parte di territorio laziale che stretto tra i monti Ausoni ed i Lepini scende verso il mare, si ha la possibilità di attraversare una realtà territoriale completamente diversa e distante da quella offerta dalle nostre città; pascoli, coltivazioni e piccoli borghi arroccati su pendii connotano un'area dove il tratto abitativo si combina all'aspetto ambientale in modo da determinarne la tipologia. La Valle dell'Amaseno- al confine tra le province di Frosinone e Latina- deve il suo nome alla presenza dell'omonimo fiume che sgorga dalle sorgenti del Monte Quattordici. La valle ha rivestito, nel corso dei secoli, un'importanza strategica dovuta principalmente al suo ruolo di collegamento fra aree interne e zone costiere; tale caratteristica ha pertanto spesso contribuito a farne teatro di lotte fra poteri contrapposti intenti a conquistarne la supremazia.

San Lorenzo, oggi noto come Amaseno, è uno dei piccoli borghi che costellano la valle. Anche se le sue origini sono nebulose, le prime notizie storiche attendibili lo inserirebbero in quel processo di fondazione di piccole realtà rurali fortificate che si verificò intorno al IX sec. d.C., con lo scopo di raccogliere la popolazione locale e difenderla dalla violenza delle invasioni barbariche e saracene. 
Feudo dei conti di Ceccano, il cui dominio, nel XII sec., poteva contare su ben 14 centri fortificati estesi tra l'area pontina ed il frusinate, Amaseno venne acquisita da papa Onorio II (1060-1130), nel corso di una vera e propria campagna di conquista che il pontefice attuò in queste zone nel 1125. 
Quaranta anni dopo, nel 1165, Amaseno ed i territori circostanti furono ancora scenario di scontri tra l'impero di Federico Barbarossa e le truppe papali guidate da Guglielmo di Sicilia per papa Alessandro III. In tale occasione la furia distruttrice delle truppe si rivelò inclemente, ponendo a ferro e fuoco i piccoli abitati che subirono devastanti danni: in tale occasione venne gravemente compromessa la chiesa medievale dedicata a San Lorenzo di Amaseno, edificio dotato di campanile. La pace di Venezia siglata dall'imperatore nel 1177 pose fine a quel lungo periodo di conflitti di cui i  territori laziali erano stati vittima. Nello stato di insicurezza in cui pertanto versava l'area, il papato intervenne in queste zone attuando un programma di controllo e gestione amministrativa del territorio, favorendo l'avvicendamento tra le comunità benedettine- già precedentemente presenti in sito- ed i cistercensi. 
Innegabile l'impatto artistico che i cistercensi ebbero in tale territorio- a tal proposito basti pensare alla fabbrica dell'abbazia della vicina Fossanova (https://ilcappellobohemien.blogspot.com/2016/05/fossanova-labbazia-nella-valle.html)- il cui influsso culturale si palesò anche nel piccolo borgo di San Lorenzo/Amaseno; infatti le maestranze attive ad Amaseno furono le medesime impiegate anche per l'abbazia di Fossanova.





Dopo le distruzioni perpetrate dalle truppe imperiali nel 1165, in cui il paese perse la chiesa di san Lorenzo, si rese necessaria, per la comunità, la costruzione di un nuovo luogo di culto, questa volta dedicato all'Assunta, consacrato l'otto settembre del 1177, alla presenza dei vescovi di Ferentino, Fondi e Terracina. Innalzata a ridosso delle mura, la chiesa è in prossimità di una delle porte del paese, denominata appunto Porta di Santa Maria.  La sua facciata è caratterizzata da una copertura a salienti che determinano un corpo centrale più alto, corrispondente alla navata centrale e due laterali più bassi, corrispondenti alle navate laterali. Alle tre navate corrispondono tre portali di cui il centrale, sormontato da un arco ad ogiva strombato, poggia su due colonnine inanellate, e sovrastato da un rosone polilobato ad otto petali, inserito in un arco cieco a tutto sesto, anch'esso strombato. Accanto alla facciata, posto in posizione indipendente, s'innalza il campanile, articolato in tre livelli con copertura a cono.







L'ambiente interno si presenta al visitatore secondo una tipica ritmicità cistercense, con arcate ogivali poste su colonne e pilastri a dividere la navata principale dalle secondarie. Il primo elemento che attira l'attenzione del visitatore è costituito dal battistero posto a sinistra del portale centrale. L'area è delimitata da un ciborio con volta a crociera ribassata, delimitato nella parte superiore da una mensola aggettante sorretta da elementi antro-fito-zoomorfi. Originariamente il ciborio era stato realizzato per trovare locazione sull'altare maggiore dove, si ha ragione di credere che fosse sorretto da quattro piccole colonne che contribuivano ad infondere verticalità alla struttura; solo in un successivo momento venne traslato nell'angolo della navata di sinistra, dinanzi la porta detta "pagana". Il ciborio battesimale non rappresenta l'unico elemento architettonico che caratterizza l'ambiente secondo un gusto tipicamente cistercense: tra la navata di sinistra e la centrale, in corrispondenza del terzo pilastro, venne realizzato un pulpito che un'iscrizione posta sull'epistilio ricorda essere stato ultimato nel 1291, contestualmente alle cappelle laterali e all'area absidale. La realizzazione di tale opera va ascritta alla bottega di Pietro Gullimari e figli, maestri privernati molto apprezzati dalla committenza monastica cistercense la cui opera è riscontrabile, per stile ed analogie, anche nella fabbrica di Fossanova.


Ciborio


Particolare della decorazione del ciborio



Il pulpito è caratterizzato da una lineare sobrietà, accentuata dall'uso di pietra calcarea bianca per la sua realizzazione: la cassa, ritmata da cornici a motivi vegetali stilizzati, poggia su quattro colonne con capitelli decorati a motivi fitomorfi e caratteri antropomorfi, e presenta sul lato principale un leggio con un'aquila ad ali spiegate. Fra i capitelli, uno di quelli posti sul lato posteriore si distingue per fattura ed impatto scenico, contribuendo a farlo indicare, da alcuni studiosi, come elemento d'unione tra la decorazione scultorea della collegiata e quella presente nel chiostro della vicina abbazia. Lo stile espresso dal pulpito nel suo complesso, sebbene rappresenti un unicum nel contesto laziale, concorre ad avvicinarlo ad altre esperienze decorative che andarono maturando non solo nelle immediate zone limitrofe ma anche anche nella Campania settentrionale, come nei casi di Caserta e Sessa Aurunca. Un'iscrizione, posta alla base della cassa rimanda alla data del 1291, come anno in cui vide termine la costruzione dell'edificio.



Pulpito







A partire dalla campagna di restauro che interessò la chiesa nel 1925, nell'area absidale tornarono alla luce tracce di affreschi medievali riconducibili a diverse periodi. Sebbene la decorazione pittorica medievale nello spazio presbiteriale appaia eterogenea e lacunosa, alcune sezioni denunciano interessanti rimandi culturali al contesto romano dell'epoca. Partendo dalla volta a crociera è possibile ammirare la decorazione che si è mantenuta più integra: medaglioni in cui si alternano busti di santi ed agnelli ritmano i quattro spicchi della volta, al cui centro è la rappresentazione stilizzata del disco solare. La decorazione della lunetta di destra è purtroppo l'unica superstite di un ciclo che è facile ipotizzare dovesse interessare anche le restanti; sebbene in uno stato conservativo logoro, è ancora possibile leggere la scena dell' Adorazione dei Magi e della Presentazione al tempio. L'attenzione degli storici dell'arte si è particolarmente incentrata su queste sezioni, riconoscendovi un legame con lo stile del primo strato pittorico della navata dell'abbazia di San Nilo a Grottaferrata (Roma), legame che non sarebbe solo stilistico ma potrebbe addirittura attestare ad Amaseno la presenza delle medesime maestranze operanti nel cenobio greco-romano. Eppure nel contesto di Amaseno, l'artista che dipinse le scene sembra essere consapevole non solo dell'esperienza cimabuesca, ma anche degli sviluppi cavalliniani, almeno per quanto concerne l'introduzione di quinte architettoniche che sebbene espresse in maniera più ingenua rispetto agli originali, denunciano pur sempre una consapevolezza culturale verso ciò che andava concretizzandosi nell'ambito pittorico laziale e campano. La realizzazione di queste scene si aggira intorno agli anni precedenti al 1291, data, come già ricordato, riportata nell'iscrizione del pulpito, dove si dichiara che nell'aprile di quell'anno i lavori per la fabbrica dell'Assunta vennero completati ad opera della bottega privernate dei Gullimari, elemento che porta a credere che in quello stesso anno fossero già state compiute le decorazioni pittoriche presbiteriali più antiche.










Nei registri sottostanti, sulle pareti di destra e sinistra, si conservano resti pittorici realizzati successivamente rispetto ai precedenti, a prevalente carattere devozionale e non sempre di qualità pittorica eccellente: sulla sinistra una Crocefissione databile al XV sec., inscritta in una finta architettura ad archi ogivali, è parzialmente perduta, accanto a quest'ultima una Trinità in trono risalente al XVI sec.





La parete di destra venne decorata con un'altra Crocefissione, ormai molto danneggiata, ed una teoria di sante e santi, la cui qualità pittorica denuncia ormai il ricorso ad artisti secondari e non aggiornati sugli sviluppi artistici dei grandi centri. 







Nel corso dei secoli la chiesa seguì la sorte di tutti i piccoli centri della valle. Il paesino di Amaseno venne spesso investito da eventi che ebbero inevitabili ripercussioni anche sull'edificio religioso: rivolte, contenziosi, occupazioni da parte di eserciti stranieri, distruzioni durante il secondo conflitto mondiale lasciarono inevitabile traccia sul territorio e sui suoi monumenti. Ciononostante, la chiesa dell'Assunta costituisce ancora oggi uno dei simboli di questo luogo, simbolo non solo materiale, ma principalmente, testimone storico dell'esistenza di una comunità.




BIBLIOGRAFIA
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