sabato 4 novembre 2017

Il Mitreo dell' antica Capua. Il tempio di un culto arcano.






"Se il cristianesimo fosse stato fermato alla sua nascita da qualche malattia mortale,
il mondo sarebbe diventato mitraico"

E. Renan


   Chi non conosce la storia di Spartaco, il gladiatore trace che guidò la rivolta degli schiavi contro Roma nel I sec. a.C.? Le sue imprese, narrate da autori come Cicerone e Sallustio, e rese immortali dal film di Stanley Kubrik nel 1960, hanno spesso suscitato l'interesse dei curiosi che però, a volte,  ignorano quali siano stati i luoghi in cui vennero compiute. La rivolta di Spartaco prese il via in una delle cittadine più ricche e fiorenti dell'Impero romano, l'antica Capua, dove sorgeva, e tutt'ora sorge, uno dei più importanti anfiteatri che la romanità potesse annoverare.
L'antica Capua - oggi Santa Maria Capua Vetere- dominava un territorio estremamente ricco, l'ager Campanus, dove si concentrava non solo buona parte della produzione agricola dell'intera penisola ma anche, conseguentemente, un fiorente commercio ed una vivacità sociale e culturale che concorrevano a farne uno dei centri più dinamici della penisola italiana. Frequentata dall'aristocrazia, alti funzionari, militari e commercianti, Capua, rappresentava un luogo in cui venivano a contatto individui dai ruoli e dalle provenienze più eterogenee, favorendo contatti di natura sia economica che culturale. In tale contesto veniva così a crearsi un crocevia di civiltà e costumi diversi che andavano ad inserirsi nel panorama delle tradizioni italiche. Sintomatico di tali scambi ed assimilazioni può essere considerato il culto della Magna Mater alla quale era dedicato un tempio a Capua, nel cosiddetto Fondo Patturelli. Divinità nata dalla sintesi di elementi cultuali italici ed etruschi, con il tempo al suo mito andarono ad aggiungersi tratti di origine greco-orientale, contribuendo all'introduzione di nuovi elementi: le circa 160 statue recuperate dal tempio, rappresentanti matres kourotrophos - donne assise con la prole sulle ginocchia- testimoniano una forte componente matriarcale che rimanda al mondo greco.

L'arcaico culto della Grande Madre, a giudicare dalla copiosità dei materiali inizialmente reperiti nella relativa area cultuale, testimonia una grande partecipazione da parte della popolazione, radicatasi nel tempo, elemento che non ostacolò la diffusione di ulteriori culti provenienti da terre lontane, soprattutto se si considera la tolleranza verso la multi-religiosità garantita nel contesto della società romana prima dell'arrivo del cristianesimo.
Fra questi, oltre all'adorazione di Cibele, Serapide ed Iside, di peculiare fortuna godé il culto di Mitra, divinità di origine iranica, ma presente anche in ambito induista, che ebbe un largo seguito a Roma e nelle principali città dell'Impero a partire dal I sec. d.C. A testimonianza di ciò, basta pensare all'elevato numero di mitrei -stimati approssimativamente tra i mille e i duemila- allestiti a Roma, di cui restano testimonianze nelle aree sottostanti le chiese di San Clemente, Santa Prisca, Santo Stefano Rotondo, ed ancora al Circo Massimo, alle Terme di Caracalla, in prossimità del Palazzo Barberini, oltre naturalmente all'elevata concentrazione di templi mitraici nella vicina Ostia antica.


Mitreo di San Clemente

Secondo la tradizione, Mitra sarebbe nato alla presenza di alcuni pastori nel giorno del 25 dicembre, da una roccia, al sorgere del sole, recando nelle mani una daga ed una fiaccola - in qualità di portatore di luce- con il corpo completamente nudo ma con un berretto frigio a coprirgli il capo, indumento con il quale sarebbe stato sempre rappresentato nelle immagini figurative presenti nei templi a lui dedicati.


Statua di Mitra dal mitreo dei Castra Perigrorum 

Mitra, inteso come divinità impegnata nella lotta contro il male, avrebbe un giorno ricevuto, attraverso un corvo, messaggero del dio del sole, il compito di uccidere un toro -tauroctonia- dal cui sacrificio sarebbe sgorgato copiosamente il sangue dell'animale che avrebbe reso fertile il suolo e prolifica la terra. L'atto, compiuto sotto lo sguardo del dio del sole e della dea della luna, vedeva altre componenti a completare la scena quali Cautes e Cautopates, i due tedofori simbolo del sorgere e del calar del sole, oltre ad alcuni animali - il serpente, il cane, lo scorpione- intenti ad attaccare il toro. L'immolazione rappresentava il cardine del culto mitraico, celebrato con la condivisione di libagioni.


Bassorilievo marmoreo dal mitreo dei Castra Perigrorum

Il culto, aperto ai soli uomini e dai caratteri spiccatamente misterici, si diffuse inizialmente tra le popolazioni delle colonie romane, per poi essere divulgato nelle aree centrali dell'Impero grazie ai legionari, fra i quali era molto diffuso a causa degli ideali che promuoveva. Tra i suoi adepti comparivano dignitari di stato, militari e mercanti, accomunati da principi di lealtà, fratellanza e reciproca assistenza promossi dal culto mitraico. L'adesione al culto prevedeva un percorso spirituale che si snodava attraverso sette livelli di iniziazione - Corvo/Mercurio; Ninfo/Venere; Soldato/Marte; Leone/Giove; Persiano/Luna; Messaggero del Sole/Sole; Padre/Saturno- che prevedevano il superamento di prove da parte del candidato. Identificato come una religione di origine iranica, in realtà nessuna concreta documentazione contribuisce a gettare luce sulle origini del culto e sulla sua effettiva diffusione; la natura misterica delle sue celebrazioni concorre inoltre ad alimentare diverse incognite sulla loro reale prassi ed esecuzione, pertanto tutte le notizie inerenti a tale fenomeno sono tratte dai reperti archeologici superstiti. Tutti i mitrei presentano delle caratteristiche comuni come la scelta di luoghi ipogei,  o semi sotterranei, strutturati in un'aula rettangolare,  soffitto a volta decorato con un cielo stellato, sedili in muratura lungo le pareti del vano, mentre sul fondo si apre l'altare su cui compare il tema della tauroctonia.

Il mitreo dell'antica Capua, posto a circa 4 metri al di sotto del livello stradale, venne scoperto solo nel 1922. L'oblio durato secoli contribuì a farlo giungere fino ai nostri giorni, permettendo di poter studiare uno fra i pochi templi mitraici ad essere completamente decorato ad affresco. L'aula, di ridotte dimensioni, anche in ragione del fatto che si stima ogni mitreo venisse frequentato da un numero di adepti compreso tra 20 e 30 uomini, è dominata dalla scena della tauroctonia, mentre sulle pareti laterali si dispiegavano scene probabilmente riconducibili ai riti di iniziazione oggi purtroppo logore.
La lunetta, corrispondente all'altare, ospita la scena dell'immolazione del toro bianco, ritraendo un giovane Mitra il cui manto rosso, aperto in una forma concava, svela al suo interno una volta stellata con sette stelle. Sul capo indossa il rosso berretto frigio che lo accompagna dalla nascita, mentre con la destra affonda la daga nelle carni dell'animale, provocando un fiotto di sangue, a cui un cane corre ad abbeverarsi, mentre un serpente morde la vittima sacrificale. Lo sguardo di Mitra -sebbene il volto appaia danneggiato- non è rivolto al toro, bensì all'osservatore, quasi a renderlo partecipe dell'atto.
Alla scena, compiuta sulla soglia di una grotta, partecipano come testimoni, sulla sinistra, il dio del sole ed il corvo suo messaggero, ed il tedoforo Cautes, identificato dalla fiaccola tenuta alta, ad indicare la luce diurna. Sulla destra, in posizione speculare ai precedenti personaggi, il volto di una donna, personificazione della dea della luna e sul registro mediano, Cautopates, tedoforo con la fiaccola rivolta verso il basso a simboleggiare il buio della notte. Nel registro inferiore, nei due angoli estremi, completano la scena due volti maturi, a sinistra un uomo barbuto, Oceano, mentre a destra una donna, Tellus, dea della Terra, avvicinabile per molti aspetti alla figura della Grande Madre.
L'intera scena, come del resto i restanti affreschi, si presentano piatti e, naturalmente, ancora legati ad uno stile classico, per il quale le figure, anche se ritratte in atti dinamici, appaiono ancora irrigidite in una forma che rimanda alla plasticità statuaria.

Aula del mitreo di Santa Maria Capua Vetere

Affresco con la tauroctonia


    Il dio del sole con il corvo messaggero


Cautes


Cautopates


Oceano e Tellus

Lungo la parete sinistra del vano è posto un bassorilievo con due figure che sono state identificate con Amore e Psiche. I personaggi, la cui vicenda venne narrata da Apuleio nelle Metamorfosi, in tale contesto assumerebbero il significato simbolico dell'amore come guida lungo il tragitto dell'esistenza ma potrebbero, oltremodo, tracciare un legame con altri culti come quello di Iside, in uno dei cui templi, a Savaria, in Pannonia, compare per l'appunto il medesimo tema.


Bassorilievo con Amore e Psiche

Le pareti laterali, così come la contro-facciata, presentano ulteriori scene pittoriche, di cui però si è resa difficile la lettura a causa dello stato di conservazione dei riquadri: così è possibile leggere solo alcune immagini maschili di cui una -probabilmente lo stesso Mitra a giudicare dall'abbigliamento e dal colore del mantello- posta tra piante di alloro, accanto ad una pira sacerdotale, od ancora una figura femminile posta di spalle a decoro della contro-facciata. Difficile, se non impossibile avanzare una datazione certa per questi affreschi, che probabilmente dovettero essere realizzati intorno alla seconda metà del II sec. d.C.

Mitra accanto ad una pira sacerdotale


Figura femminile nella lunetta di controfacciata


La tauroctonia, intesa come vittoria di Mitra sul toro, veniva probabilmente commemorata in occasione dell'equinozio di primavera, ponendo così due date fondamentali per il mitraismo: il solstizio d'inverno -nascita di Mitra- e la sua affermazione sulle forze materiali corrispondente all'inizio della primavera. L'importanza, non solo simbolica, che il mondo romano tributava agli equinozi ed ai solstizi non era casuale e neppure trascurabile, prova ne è il fatto che lo stesso Cristianesimo, nel periodo della sua affermazione, scegliesse di far coincidere i momenti topici della vita di Cristo proprio in queste due fasi. I riferimenti astronomici presenti nel culto mitraico però andrebbero ben oltre, arrivando persino a tracciare nella scena dell'immolazione del toro bianco una precisa mappa celeste osservabile intorno al 100 a.C.
Nel 1980 lo studioso Micheal Speidel avanzò la tesi per la quale, cedendo ad una lettura astronomica della tauroctonia, l'immagine di Mitra veniva ad essere avvicinata alla costellazione di Orion -il grande cacciatore- anch'egli identificato quale protettore dei militari come lo stesso Mitra, mentre il toro, lo scorpione, il serpente, il leone ed il corvo riconosciuti quali relative costellazioni del firmamento. Le locazioni delle relative immagini simboliche proposte nella tauroctonia, ripetuta diligentemente in ogni rappresentazione, avrebbero pertanto lo scopo di definire l'esatta posizione di tali costellazioni in un preciso momento dell'anno e della storia, come anche ribadito da David  Ulansey. Tenendo conto della precessione degli equinozi -scoperta da Ipparco intorno al 200 a.C.- la tauroctonia rappresenterebbe un periodo in cui la primavera cadeva sotto la costellazione del Toro, circondato dalle costellazioni del Serpente, del Corvo, del Cane e del Calice.

Il mito di Mitra ebbe tale risonanza non solo da essere seguito da imperatori come Diocleziano e Galerio, il quale fece costruire un arco di trionfo dedicato al dio iranico a Saloniki, ma finanche da essere eletto protettore dell'Impero Romano. Ciononostante la sua fu una vita relativamente breve a causa dei divieti e le persecuzioni imposte ai seguaci dei riti misterici, promosse a partire dal 324 da Costantino e successivamente vietate del tutto a partire dal 357 d.C.
In tale contesto giocò un ruolo fondamentale l'affermazione del Cristianesimo, che sebbene condividesse con il culto orientale numerosi principi e prassi, si poneva come una religione di più ampio respiro, anche a causa dell'apertura alle donne. La nascente chiesa attaccò tale culto giustificando le sue analogie con il Cristianesimo come mero inganno del demonio e condannandone riti ed usanze. Il mitraismo resta comunque un episodio interessante nel panorama dello studio delle religioni antiche, sebbene avvolto ancora da mille misteri, che senza dubbio hanno contribuito a preservarne il fascino.





INFORMAZIONI
Il mitreo dell'antica Capua si trova in via Morelli nel comune di Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta (Campania, Italia). Per visitarlo è necessario recarsi presso il vicino Museo Archeologico dell'antica Capua sito in via Roberto d'Angiò 48, Santa Maria Capua Vetere ed attendere gli orari di visita al mitreo. In prossimità del Museo è possibile parcheggiare la propria auto nello spiazzo adibito a parcheggio comunale. Il biglietto d'ingresso, che permette anche la visita all'Anfiteatro Campano ed al Museo ha un costo di 2,50 Euro.


Bibliografia
S.Arcella - I misteri del Sole: il culto di Mithra nell'Italia antica- Napoli, 2002.
F. Cumont- Le mysteres de Mithra- Parigi, 1902.
A. Perconte Licatese- Capua Antica- Santa Maria Capua Vetere, 1997.
D. Romagnoli- Il mitraismo in età imperiale- Palermo, 2016.
F. Sirano- Santa Maria Capua Vetere. L'anfiteatro campano, il museo dei gladiatori, il mitreo, il museo archeologico dell'antica Capua- Napoli, 2014.
M. Speidel- Parthia and the mitraism of the roman Army. Secondo Congresso Internazionale di studi mitraici- Teheran, 1975.
D. Ulansey- The origins of the Mithraic Myesteries Cosmology and Salvation in the Ancient World- Oxford, 1989.
M.J. Vermaseren- Mithriaca I. The mithraeum at Santa Maria Capua Vetere- Leiden, 1971.