sabato 19 luglio 2025

Casa museo Mario Praz: la casa della vita in Palazzo Primoli






"Il mio guardaroba abbonda d'indumenti inutili,
seppure indumenti possan chiamarsi: abbonda di cose poco servibili
 e poco ordinarie, magari più d'un tantino bizzarre e melanconiche;
ma di molte manie."
Mario Praz
 

   Sotto il termine di Wunderkammer, a partire dal XVI sec., divenne usuale indicare tutti quegli ambienti presenti nelle dimore private- e non solo- che studiosi ed estimatori destinavano alle proprie collezioni  di mirabilia- archeologiche, scientifiche, naturalistiche, etc.-. Raccolte eterogenee, a volte prestigiose, divennero il vanto dei loro promotori.  Nei casi più celebri, come per le collezioni di Rodolfo II d'Asburgo a Praga, dei Medici a Firenze, dei Gonzaga a Mantova, ed ancora quella allestita da Athanasius Kircher per il Collegio Romano, nonché quella del canonico Manfredo Settala a Milano,  la fama di queste mirabilia travalicò i  confini geografici, rendendole veri punti di riferimento negli ambienti eruditi. Se le raccolte rappresentano le indiscusse protagoniste di questo fenomeno, la loro stessa ragion d'essere è inscindibile dalle figure di coloro che diedero impulso a questo fenomeno.

Nel novero di queste realtà, in epoca contemporanea, trova spazio la collezione di opere stile Impero accumulate nel corso di una vita dal professor Mario Praz (Roma 1896- Roma 1982). Anglista, scrittore, saggista, critico d'arte, giornalista, Praz dimostrò nel corso della sua esistenza un interesse attento e profondo per lo stile artistico che investì l'Europa nel corso del periodo napoleonico: con cura collezionò più di mille oggetti d'arte e curiosità riconducibili allo stile Impero e Biedermeier. La sua passione s'intrecciò indissolubilmente alla sua esistenza, connotandola in maniera indiscutibile: il saggio autobiografico "La casa della vita" (1958), non ripercorre unicamente gli eventi salienti dei suoi anni, ma si presenta come l'opportunità di legare ogni episodio ad un determinato oggetto, personificandolo, ammantandolo di un potere doppiamente rievocativo. 

Allestita, in origine, nella dimora romana che Praz occupò per anni nel rinascimentale Palazzo Ricci di via Giulia, la raccolta del collezionista trovò una seconda e definitiva collocazione, nel 1969, all'ultimo piano di Palazzo Primoli, sito sicuramente differente dal primo, ma non meno prestigioso. Il nucleo originario di Palazzo Primoli risale infatti al periodo rinascimentale, epoca in cui l'antica famiglia Gottifredi ne deteneva la proprietà. Passato poi ai Filonardi nel '700, all'inizio dell' '800 venne acquistato dalla famiglia Primoli, unita, per via matrimoniale, ai Bonaparte: sostanziali trasformazioni ed ampliamenti caratterizzarono la dimora nell'arco del XIX sec., contribuendo, grazie alle personalità dei suoi proprietari, a renderlo punto nevralgico della mondanità capitolina. Nel 1927, Giuseppe Primoli, fece dono al Governatorato di Roma del pianterreno dello stabile, unitamente alle collezioni napoleoniche: oggi l'ala del palazzo che si affaccia sul Tevere è occupata dal Museo Napoleonico (vedi: Il Cappello Bohémien, Museo Napoleonico di Roma. La memoria dei Bonaparte), mentre su via Zanardelli vi è l'accesso alla Casa Museo Mario Praz. Circa quattro anni dopo la morte del suo dotto inquilino, avvenuta nel 1982, nel 1986, la collezione dell'anglista venne acquistata dallo Stato Italiano, con il fine di renderla un' esposizione museale permanente. Nel 1995 la "Casa museo Mario Praz" si apriva ai visitatori. Raccolta varia ed eterogenea per tipologia e pregio, la collezione Praz può vantare generi artistici che non sempre godettero di una facile fortuna presso il pubblico. Basti pensare ai ben centotredici esemplari di ceroplastica presenti lungo il percorso espositivo e che trovarono nel professore un valido estimatore.


Cortile di palazzo Primoli- resti archeologici inglobati


Cortile di palazzo Primoli- bifora con stemma



Le nove sale del percorso museale offrono un'esperienza immersiva in una residenza di inizio '800: mobilia, opere d'arte, oggetti di complemento, mirabilia, curiosità, un insieme sapientemente scelto e disposto secondo il gusto studiato ed equilibrato del suo inquilino. Il piccolo ingresso, dove pure sono esposti pezzi della collezione, introduce ad un ampia galleria con soffitto ligneo bianco a cassettoni con rosoni  dorati, caratterizzato da una libreria soppalcata. Raffinati salottini e chaise longue, disposti in un misurato ordine si armonizzano ai dipinti, alle sculture e agli strumenti musicali qui raccolti. Intorno al divanetto in tessuto ocra e ricamato personalmente da Praz e sua moglie, sono disposti una serie di camei, ma soprattutto ad attrarre l'attenzione di chi osserva troviamo una serie di quattro diorami, provenienti da Parigi, acquistati dal professore nel 1968. Le quattro scatole, in cui sono rappresentate episodi di festeggiamenti con scenografici spettacoli pirotecnici, richiamano le celebrazioni delle nozze del sovrano olandese, Guglielmo V di Orange, curiosi objets d'art dal fascino ludico.









Statua di Amore con veduta di Villa Celimontana 


Sulla parete di fondo della galleria, a dividere gli ingressi dei due ambienti successivi, una statua di Amore inginocchiato, intento ad estrarre una freccia dalla faretra, si offre come un attore sulla scena teatrale.
La sala successiva, anch'essa caratterizzata da un alto soffitto e dal ballatoio che da accesso alla comunicante biblioteca soppalcata, è un ambiente caratterizzato, in maniera più intensa, dalla varietà delle opere esposte. 




Nella scelta degli oggetti di questa sala si percepisce pienamente il metodo allestitivo perseguito da Praz: dalle corrispondenze simmetriche della mobilia alla scenografica ed equilibrata disposizione di ogni singola cornice, posta in misurata armonia con il tutto, si evince una meticolosità mai improvvisata né ingenua.
Al centro di quest'ambiente, su di un tavolino a tre gambe, una composizione di fiori sotto campana spezza la linearità della  massiccia scrivania posta a lato. Alle spalle di quest'ultima, una serie di ritratti scandisce il ritmo della parete fra cui compare, riconoscibile, quello di Ugo Foscolo. Ma un'altra figura di poeta, quella di George Byron ha sempre destato l'attenzione di Praz, non solo dal punto di vista letterario, ma, come è lo stesso professore a dichiarare dalle pagine della sua autobiografia,  perchè "Byron è qui sentito come umore, come particolare temperie dello spirito..."







La parete opposta, allestita con opere a soggetto militare, offre in posizione predominante un dipinto con personaggi in divisa (la scena rappresenta un maresciallo di Francia, circondato da nove rappresentanti di diverse armi, nell'atto di appuntare la Legion d'Onore al petto di un ufficiale). Sebbene lo stesso Praz ammetta di  non possedere specifiche informazioni sull'autore ed il titolo dell'opera, sceglie il dipinto sia per datazione ed attinenza tematica con la sua collezione, sia perché consono a culminare la piccola esposizione di armi, trofei e serpentoni che lo circondano.




Lasciati i primi ambienti, dalle spiccate caratteristiche di rappresentanza, la visita continua nelle camere private. Un letto Jacob in mogano, addossato alla parete è completato da una cortina sormontata da un'aquila dorata e circondato da pannelli Reveillon. La scenografica figura femminile su colonna, accanto alla finestra, sebbene in origine concepita come reggi-cortina, risulta nelle dinamiche d'arredo di questa dimora, adattata a reggere i tendaggi della camera.





Accanto al letto trova spazio una culla barcelonnette acquistata da Praz e da lui fatta restaurare negli anni '50. La culla Fontainebleau arricchiva la collezione di un pezzo di pregio che però non ha mai trovato destinazione d'uso effettivo se non quello  decorativo. 





Nelle pagine de "La casa della vita", per la descrizione della camera di Lucia, prima ed unica figlia del professore, ritroviamo non solo il gusto per aneddoti ed opere, ma l'inclinazione alla tenerezza che il racconto suscita.  La culla di tipo barcelonnette, a coste di mogano, è databile al periodo della Restaurazione: la sorreggono due colonne di cui una terminante in un collo di cigno. Acquistata a Londra dalla moglie di Praz, la scelta costituiva non solo un ampliamento della collezione d'arredo  ma un augurio per l'arrivo di un nuovo membro, nato nel 1938. La camera, come di consueto in questa dimora, è arricchita non solo da altri mobili, ma da tele con ritratti e scene di genere, ma soprattutto da un lampadario a globo stellato che fu oggetto di un attenta ricerca da parte del collezionista.









Spostandosi verso l'andito si ha modo di attraversare una piccola sala in cui cono contenuti, come già nel salotto, strumenti musicali: un "forte piano en giraffe" di manifattura austriaca, (esemplare molto diffuso nel XIX secolo) ed una lira-chitarra napoletana, occupano la parete sinistra completandosi nella reciproca plasticità. Poco discosto, la statua di un Amore che spezza l'arco dello scultore napoletano Tito Angelini, anticipa il tema della caducità della vita presente nel locale successivo. 
Da una porta a doppio battente si accede alla camera da pranzo.
Nell'appartamento di Palazzo Ricci, quest'ambiente presentava delle caratteristiche architettoniche di cui è priva la camera in Palazzo Primoli e questa differenza pose delle scelte di composizione differenti. L'ambiente presenta un arredamento più essenziale rispetto ai precedenti, sebbene non si sia rinunciato ad una decorazione varia. In particolar modo va menzionato, al di sopra di una consolle, fra piccole scene di genere, una conversatioin piece, opera di Mademoiselle Gerarde, che riproduce un ritratto della famiglia Roze, ed a cui il professor Praz dedicò alcune pagine contenute nella sia autobiografia.








 








Alle parei di questa sala, piccole nature morte dai tratti delicati si armonizzano alla finalità dell'ambiente, in cui aleggia il tema del memento mori e della vanitas vanitatis, esplicitamente espressa nei due piccoli busti in terracotta, decorati ad emulare il bronzo, di un uomo ed una donna ritratti simultaneamente come viventi e come scheletri. 

A chiudere il percorso di visita, ritroviamo la biblioteca. Divisa in due ambienti, nel primo si ritrova la scrivania semicircolare di manifattura toscana mentre sulle pareti piccole cornici con camei ed il busto della cantante lirica Giuseppina Grassini, artista di successo ed amante di Napoleone Bonaparte. Nel secondo ambiente la libreria che oggi purtroppo non ospita più l'originale raccolta di Mario Praz.













La Casa Museo Mario Praz rientra nel circuito museale della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Negli ultimi anni è stato oggetto di restauri che hanno interessato sia la componente strutturale sia le opere della collezione. Gli interventi hanno richiesto la chiusura della struttura che ha riaperto le porte al pubblico il 1 marzo 2024.
 

INFORMAZIONI
La Casa Museo Mario Praz si trova in via Zanardelli 1, Roma. 
E' aperta al pubblico dal lunedì alla domenica, escluso il martedì.
La prenotazione è obbligatoria ed è possibile acquistare il biglietto anche servendosi del totem presente all'ingresso.
La visita guidata ha una durata di circa 45'.


BIBLIOGRAFIA

M. DE LUCA, C. STEFANI- Attraverso il museo: La ceroplastica  nel  Museo Mario Praz. Alcuni spunti per un inquadramento della collezione di cere del museo in Belle Arti 131- Rivista della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea- n.3, 2014.
(a cura di) M. G. DI MONTE, E. LUDOVICI, E. MARTINEZ- Casa Museo Mario Praz. Catalogo delle stampe, disegni, acquarelli-2021.
R. MANICA- Praz- Roma, 2018.
M. PRAZ- Il gusto neoclassico- 1940.
M. PRAZ- La casa della vita- Milano, 1958.
G. RICCA- La casa, la vita, l'uomo. "Umanesimo sintetico di Mario Praz" in "La letteratura italiana e le arti, Atti del XX Congresso dell’ADI" - Associazione degli Italianisti (Napoli, 7-10 settembre 2016), a cura di L. Battistini, V. Caputo, M. De Blasi, G. A. Liberti, P. Palomba, V. Panarella, A. Stabile, Roma, Adi editore, 2018.