Sulla costa a nord di Roma, in una frazione della località balneare di Santa Marinella, sorge il castello di Santa Severa, eretto su parte dell'insediamento dell'antica Pyrgi etrusca.
Scenografia imponente - e spesso poco valutata- da quanti in estate affollano le spiagge che ne cingono i fianchi, Santa Severa e lo stanziamento di Pyrgi hanno dovuto affrontare, nel corso dei secoli, una serie di problematiche legate spesso ad una carenza di fonti che potessero contribuire a gettare luce sulla fondazione e i suoi sviluppi.
Gli scavi che tra il 2003 ed il 2009 hanno investito l'area, i cui esiti hanno contribuito a sanare alcune lacune sull'etrusca Pyrgi e sulla fortezza, rappresentano una tappa fondamentale - si spera non l'ultima- lungo il percorso verso il completo recupero del sito e della sua storia.
Frequentato fin da epoca preistorica, la località - caratterizzata dalla presenza di un approdo marittimo naturale, protetto dai venti- assunse importanza strategica rilevante almeno dal VII sec. a.C., contestualmente all'affermazione dell'etrusca Caere (antica Cerveteri). Precedenti campagne di scavo misero già in luce la zona sacra del luogo, individuando due templi di cui uno dedicato alla dea Uni-Astarte, divinità fra le principali del pantheon etrusco. In prossimità di tali resti, nel 1964 emersero tre lamine metalliche recanti il ringraziamento alla dea per il successo riportato dal re Thefarie Velianas.
Emporio e porto rilevante per i traffici commerciali del Mediterraneo, Pyrgi venne annessa ai domini romani a partire dal III sec. a.C, ed inserita fra i siti costieri d' importanza strategica a presidio e difesa di Roma, pertanto oggetto di un intervento fortificatorio che la dotò di mura poligonali, ancora oggi osservabili su un lato perimetrale del castello.
Le scoperte archeologiche emerse hanno permesso di avanzare ipotesi su una continuità abitativa del luogo da parte delle comunità locali che tra V e VIII sec. d.C. che sfruttarono le preesistenti strutture romane, innalzando su queste nuovi ambienti, quali la chiesa paleocristiana -edificata sui resti di una villa- sita in prossimità della Torre Saracena e che potrebbe essere stata il primo luogo di culto dedicato alla martire Severa. La giovane Severa, figlia del comandante Massimo -già fautore della conversione al cristianesimo di 124 fra i suoi soldati, -con i quali condivise il supplizio durante i primi anni del IV sec. a.C.- subì il martirio insieme alla madre Seconda ed i fratelli Calendino e Marco e, come riportato dalle fonti, venne sepolta nel medesimo luogo, su cui poi sarebbe sorta la chiesa.
La devozione delle comunità locali nei confronti della giovane, ne rafforzò il culto a tal punto da incrementare le inumazioni intorno al luogo della sepoltura, e concorrendo anche alla variazione toponomastica del sito che dall'antico nome di Pyrgi passò ad essere indicato, appunto, come Santa Severa. La località andò caratterizzandosi, nel corso del medioevo, con l'elevazione del castrum Sanctae Severae, che, a seguito delle devastazioni apportate dai saraceni alla costa laziale e della spedizione contro Centumcellae nell' 846, entrò a far parte dei domini dei Conti di Galeria. Nel 1068 Gerardo di Galeria fece dono all'abbazia di Farfa del castello con la chiesa e tutte le sue pertinenze. Tale proprietà non restò a lungo fra i possedimenti farfensi poiché già nel 1130 il suo controllo venne trasferito ai monaci benedettini di San Paolo Fuori le Mura a Roma, sotto la cui amministrazione il castello e la comunità furono particolarmente attivi in ambito marittimo. I secoli XIV e XV rappresentano fasi di grandi rivolgimenti per la storia della fortezza, trasferita a diversi proprietari quali i Tiniosi (1251), i Bonaventura (1290), i Di Vico e gli Anguillara (1433), che insorti contro papa Paolo II (1417-1471) nel 1465, persero i loro possedimenti che vennero incamerati dalla Chiesa.
Il successore di Paolo II, Sisto IV della Rovere (1414-1484) donò all'Ospedale di Santo Spirito il castello di Santa Severa, proprietà detenuta fino al XX sec.
Sotto la guida del Santo Spirito, il castello vide concretizzarsi una lunga serie di interventi di natura strutturale e decorativa che contribuirono a renderlo come oggi si presenta agli occhi del visitatore:
i soggiorni dei pontefici Paolo V Borghese ed Urbano VIII furono motivo di iniziative di natura decorativa che andarono a sommarsi alla committenza dei castellani.
Con l'abbandono ed il conseguente interramento della prima chiesa, dedicata alla martire Severa, il castello si dotò di un nuovo luogo di culto consacrato alla santa, edificato a pochi metri dalla originaria fabbrica. Superata la seconda delle tre cinte murarie del castello, si apre uno spiazzo in cui sorgono due edifici di culto, di cui uno addossato al perimetro delle mura esterne, in prossimità di quella che in passato era una delle porte della fortezza.
La cappella di Santa Severa e Santa Lucia è stata a lungo l'unica parrocchia del castello, fino all'edificazione dell'attuale ed adiacente chiesa di Santa Severa, a partire dal 1594 -per volontà di Agostino Fivizzani- e che contribuì alla trasformazione della prima cappella in battistero.
Il battistero si presenta ad aula unica ed oggi, dopo la riscoperta dei suoi affreschi, riemersi negli anni sessanta del '900, è possibile ammirare le scene superstiti di una decorazione che originariamente ne rivestiva l'intero apparato murario.
La decorazione pittorica del battistero si articola in diverse ed indipendenti scene, inquadrate in finte architetture arricchite da lastre marmoree realizzate ad affresco. Nell'abside il registro mediano è occupato dalla Madonna in trono con il Bambino circondata da santi ed angeli su cui un tempo sovrastava l'Agus Dei, mentre nel registro superiore si conserva, sebbene incompleta, la scena dell'Annunciazione, un tempo completata dall'immagine di Cristo racchiuso nella mandorla; completa il paramento absidale l'intradosso dell'arco, decorato con medaglioni in cui campeggiano i ritratti dei profeti.
Ai lati della Vergine sono rispettivamente raffigurate le sante titolari della chiesa: Severa e Lucia. Sulla sinistra è conservata l'immagine più antica di Santa Severa che il complesso possa annoverare: la santa, affiancata da san Sebastiano, è rappresentata nell'atto di presentare a Maria il committente, vestito con l'abito dell'ordine dell'Ospedale di Santo Spirito ed inginocchiato in atto di preghiera verso la Madre di Dio alla quale ha donato il Liber Regulae, posto ai piedi del trono.
Il committente viene identificato con Gabriele de' Salis, che probabilmente commissionò l'opera a scopo votivo.
Gli scavi che tra il 2003 ed il 2009 hanno investito l'area, i cui esiti hanno contribuito a sanare alcune lacune sull'etrusca Pyrgi e sulla fortezza, rappresentano una tappa fondamentale - si spera non l'ultima- lungo il percorso verso il completo recupero del sito e della sua storia.
Frequentato fin da epoca preistorica, la località - caratterizzata dalla presenza di un approdo marittimo naturale, protetto dai venti- assunse importanza strategica rilevante almeno dal VII sec. a.C., contestualmente all'affermazione dell'etrusca Caere (antica Cerveteri). Precedenti campagne di scavo misero già in luce la zona sacra del luogo, individuando due templi di cui uno dedicato alla dea Uni-Astarte, divinità fra le principali del pantheon etrusco. In prossimità di tali resti, nel 1964 emersero tre lamine metalliche recanti il ringraziamento alla dea per il successo riportato dal re Thefarie Velianas.
Lamine di Santa Severa- Museo di Villa Giulia, Roma |
Emporio e porto rilevante per i traffici commerciali del Mediterraneo, Pyrgi venne annessa ai domini romani a partire dal III sec. a.C, ed inserita fra i siti costieri d' importanza strategica a presidio e difesa di Roma, pertanto oggetto di un intervento fortificatorio che la dotò di mura poligonali, ancora oggi osservabili su un lato perimetrale del castello.
Le scoperte archeologiche emerse hanno permesso di avanzare ipotesi su una continuità abitativa del luogo da parte delle comunità locali che tra V e VIII sec. d.C. che sfruttarono le preesistenti strutture romane, innalzando su queste nuovi ambienti, quali la chiesa paleocristiana -edificata sui resti di una villa- sita in prossimità della Torre Saracena e che potrebbe essere stata il primo luogo di culto dedicato alla martire Severa. La giovane Severa, figlia del comandante Massimo -già fautore della conversione al cristianesimo di 124 fra i suoi soldati, -con i quali condivise il supplizio durante i primi anni del IV sec. a.C.- subì il martirio insieme alla madre Seconda ed i fratelli Calendino e Marco e, come riportato dalle fonti, venne sepolta nel medesimo luogo, su cui poi sarebbe sorta la chiesa.
La devozione delle comunità locali nei confronti della giovane, ne rafforzò il culto a tal punto da incrementare le inumazioni intorno al luogo della sepoltura, e concorrendo anche alla variazione toponomastica del sito che dall'antico nome di Pyrgi passò ad essere indicato, appunto, come Santa Severa. La località andò caratterizzandosi, nel corso del medioevo, con l'elevazione del castrum Sanctae Severae, che, a seguito delle devastazioni apportate dai saraceni alla costa laziale e della spedizione contro Centumcellae nell' 846, entrò a far parte dei domini dei Conti di Galeria. Nel 1068 Gerardo di Galeria fece dono all'abbazia di Farfa del castello con la chiesa e tutte le sue pertinenze. Tale proprietà non restò a lungo fra i possedimenti farfensi poiché già nel 1130 il suo controllo venne trasferito ai monaci benedettini di San Paolo Fuori le Mura a Roma, sotto la cui amministrazione il castello e la comunità furono particolarmente attivi in ambito marittimo. I secoli XIV e XV rappresentano fasi di grandi rivolgimenti per la storia della fortezza, trasferita a diversi proprietari quali i Tiniosi (1251), i Bonaventura (1290), i Di Vico e gli Anguillara (1433), che insorti contro papa Paolo II (1417-1471) nel 1465, persero i loro possedimenti che vennero incamerati dalla Chiesa.
Il successore di Paolo II, Sisto IV della Rovere (1414-1484) donò all'Ospedale di Santo Spirito il castello di Santa Severa, proprietà detenuta fino al XX sec.
Sotto la guida del Santo Spirito, il castello vide concretizzarsi una lunga serie di interventi di natura strutturale e decorativa che contribuirono a renderlo come oggi si presenta agli occhi del visitatore:
i soggiorni dei pontefici Paolo V Borghese ed Urbano VIII furono motivo di iniziative di natura decorativa che andarono a sommarsi alla committenza dei castellani.
Torre Saracena |
Con l'abbandono ed il conseguente interramento della prima chiesa, dedicata alla martire Severa, il castello si dotò di un nuovo luogo di culto consacrato alla santa, edificato a pochi metri dalla originaria fabbrica. Superata la seconda delle tre cinte murarie del castello, si apre uno spiazzo in cui sorgono due edifici di culto, di cui uno addossato al perimetro delle mura esterne, in prossimità di quella che in passato era una delle porte della fortezza.
La cappella di Santa Severa e Santa Lucia è stata a lungo l'unica parrocchia del castello, fino all'edificazione dell'attuale ed adiacente chiesa di Santa Severa, a partire dal 1594 -per volontà di Agostino Fivizzani- e che contribuì alla trasformazione della prima cappella in battistero.
Il battistero si presenta ad aula unica ed oggi, dopo la riscoperta dei suoi affreschi, riemersi negli anni sessanta del '900, è possibile ammirare le scene superstiti di una decorazione che originariamente ne rivestiva l'intero apparato murario.
Abside del battistero |
Abside del battistero (part.) |
La decorazione pittorica del battistero si articola in diverse ed indipendenti scene, inquadrate in finte architetture arricchite da lastre marmoree realizzate ad affresco. Nell'abside il registro mediano è occupato dalla Madonna in trono con il Bambino circondata da santi ed angeli su cui un tempo sovrastava l'Agus Dei, mentre nel registro superiore si conserva, sebbene incompleta, la scena dell'Annunciazione, un tempo completata dall'immagine di Cristo racchiuso nella mandorla; completa il paramento absidale l'intradosso dell'arco, decorato con medaglioni in cui campeggiano i ritratti dei profeti.
Profeta |
Il committente viene identificato con Gabriele de' Salis, che probabilmente commissionò l'opera a scopo votivo.
Santa Severa e San Sebastiano con il committente |
Santa Lucia e San Rocco |
Tale ipotesi verrebbe avvalorata dalla scena dipinta sulla parete sinistra della cappella dove, inserita in una finta architettura a pilastri, incombe una nave nera, con la bandiera del Santo Spirito, in balia della tempesta. A bordo sono rappresentati diversi personaggi in preghiera, volti con sguardo atterrito verso i due santi vescovi rappresentati a destra della scena ed in posizione elevata: san Biagio e sant'Ippolito, mentre sulla sinistra san Lorenzo osserva la scena con atteggiamento quasi distaccato.
Gli affreschi, per stile e realizzazione, attesterebbero la loro esecuzione a cavallo tra la fine del XV e l'inizio del XVI sec., in linea con quanto veniva realizzato nella vicina Roma. L'uso di finte architetture a specchiature marmoree dalle linee classicheggianti ed il falso cortinaggio che delimitano le scene, attestano la piena consapevolezza da parte degli artisti qui operanti degli orientamenti delle botteghe attive presso la corte papale. Considerando poi che il Santo Spirito in quegli anni viveva una piena quanto indiscussa affermazione, in termini amministrativi e politici, è facile supporre che il committente, anch'egli membro dell'ordine, scegliesse di affidare l'incarico della decorazione della piccola chiesa ad artisti non certo inesperti od al primo impiego. Per anni gli studiosi di questo ciclo hanno considerato con interesse un possibile influsso operato dalla bottega di Antoniazzo Romano, attivo in quegli anni nella capitale, non tralasciando però tangenze con quanto si andava concretizzando nei maggiori centri del Lazio settentrionale. Gli affreschi del battistero di Santa Severa testimoniano l'attenzione che l'Ospedale del Santo Spirito ebbe per le realtà artistiche presenti nei maggiori centri limitrofi, testimoniata dalla scelta di affidarsi a maestranze professioniste per la decorazione della chiesa del castello, a cui veniva assegnato il compito di mantenere viva, nella memoria collettiva locale, il ricordo di Severa e del suo martirio, legandosi indissolubilmente ad essa.
Impossibile avanzare ipotesi sulla reale storicità dell'evento descritto che potrebbe sia prestarsi ad una interpretazione di tipo letterario, descrivendo cioè un episodio realmente accaduto e che potrebbe configurasi come il motivo fondante per la committenza di tale ciclo pittorico a scopo votivo, oppure potrebbe assumere una valenza puramente simbolica, da intendere nell'ottica della celebrazione del Santo Spirito e delle posizioni di prestigio raggiunte nel contesto della politica papale.
Osservando le pareti della cappella è possibile rendersi conto che gli affreschi non rappresentano le uniche decorazioni dell'interno, alcuni spazi infatti sono caratterizzati dalla presenza di "graffiti" rappresentati immagini di navi dalla fattura abbastanza ingenua e che probabilmente venivano qui incisi da marinai a seguito di scampati pericoli in mare, come grazia ricevuta.
Incisione di una nave |
La decorazione pittorica delle restanti superfici murarie ha purtroppo risentito delle diverse destinazioni d'uso in cui incorse la cappella, adibita sia a luogo di sepoltura sia a fini meno spirituali, quali l'utilizzo come pollaio. La fruizione disparata di cui venne fatta oggetto compromise la decorazione che in parte risulta irrimediabilmente perduta, come dimostra la parete meridionale, sulla quale gli interventi successivi e la creazione di una scala addossata, hanno fatto sì che si tramandasse solo una frazione mutila della Crocefissione in cui sono chiaramente ravvisabili l'immagine della Madonna, la Maddalena, il nimbo di un angelo e parte del corpo di Cristo.
Crocefissione |
Bibliografia
F.Enei- Santa Severa. Tra leggenda e realtà storica- Santa Severa, 2013.
F.Gentile- Santa Severa martire romana:il culto attraverso i secoli- 1997.
L.Indrio- Gli affreschi della chiesa di S.Severa e S.Lucia nel castello di S.Severa:le problematiche di un ciclo antoniazzesco indedito in Le due Rome del quattrocento. Atti del convegno internazionale di studi- Roma 1996.
G.Sacchi Ladispoto- Il Castello di Santa Severa nel Medioevo in Fatti e figure del Lazio medievale a cura di R.Lefevre Lunario romano 1979.
G. Tosi- Cenni storici sul castello di santa Severa sulla via Aurelia- Roma, 1880.
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