giovedì 8 dicembre 2016

Acuto. Alla scoperta della chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco

  





  Lungo la strada che conduce da Anagni a Fiuggi, adagiato su di un'altura affacciata sulla Valle del Sacco, sorge il piccolo borgo di Acuto, circondato dai suoi ulivi, con le sue case dai tetti rossi ed i campanili delle chiese a delinearne il profilo. 
Passeggiare fra le sue stradine trasmette l'esatta concezione di quanto il suo passato e la sua storia, testimoniata dalle sue antiche porte, dalle sue chiese, dai resti delle mura di quello che ne fu il castello e le sue torri, coesistano con le strutture moderne, segno di una continuità abitativa che non ha conosciuto interruzioni nel tempo.
Se la fondazione dell'abitato e l'assetto originario del suo castello affondano nell'incertezza storica a causa della mancanza di fonti scritte,  è a partire dall' XI sec. che Acuto trova una prima menzione ufficiale in un Privilegium emanato da papa Leone IX, nell'ottobre del 1051, in cui il pontefice assegnava al monastero di Subiaco le chiese di San Felice e San Quintino, poste nel territorio acutino.
Dall' XI sec. in poi, il castello di Acuto verrà più volte ricordato nella documentazione papale fino ad essere ufficialmente posto sotto la giurisdizione diretta del vescovo di Anagni. 
Il potere esercitato dai vescovi della vicina Anagni contribuì a creare un rapporto simbiotico fra i due territori, basti pensare che il monte Acuto costituì, durante le diverse invasioni barbariche che si abbatterono sulla penisola e sul Lazio nel corso dei secoli, un luogo sicuro in cui i vicini anagnini, ebbero modo di trovare più volte riparo.
Fino al 1920, qui era conservata una statua lignea nota come Madonna di Acuto - oggi esposta al Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma - che la tradizione orale tramandava fosse dono del papa anagnino Bonifacio VIII (1230-1303), al secolo Benedetto Caetani. A prescindere da chiunque ne sia stato l'effettivo donatario, la statua è esempio di una qualità scultorea non trascurabile e sebbene le pietre che ne adornano il manto non siano preziose, l'uso di foglia d'oro puro utilizzata per il manto del Bambino, e la perizia tecnica di cui è testimonianza, permettono di inserirla fra gli esemplari più interessanti della scultura lignea medievale nel Lazio.


Madonna di Acuto

La storia di Acuto, posto sul tracciato della via Francigena, presenta molti aspetti delle proprie vicende ancora avvolti da misteri irrisolti, enigmi alla cui risoluzione si dedicano con passione ed impegno gli storici locali, nel tentativo di ricostruire i fatti del proprio territorio e di coloro che ne furono i protagonisti: in questo panorama si inserisce sicuramente la piccola chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco. 


Facciata della chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco

Posta sulla strada che conduce al vecchio abitato, il piccolo edificio, dalle forme esteriori modeste, rappresenta uno degli enigmi della storia di Acuto.
La doppia titolazione al martire Sebastiano - protettore contro le pestilenze- ed al francese Rocco- santo taumaturgo, anch' egli invocato, fin dal medioevo, a tutela dei popoli dal pestilenziale morbo- unitamente alla scoperta di documenti d'archivio che ne fanno menzione, hanno portato gli storici alla conclusione che la sue vicende fossero legate ad un periodo di diffusione del morbo in area ciociara.
Fin qui sembrerebbe di leggere una storia come tante...
E', però, varcata la soglia  che quest'edificio offre a chi la visita un' esperienza del tutto inaspettata, che il passante distratto, magari non particolarmente attratto dalle forme semplici della sua facciata, non potrebbe mai sospettare. 
L'interno della chiesa ospita, infatti, alcuni cicli pittorici riconducibili a periodi e committenti differenti, che si dispiegano nel catino absidale, sulla parete d'altare e su parte delle laterali, con alcune tracce superstiti sulla superficie di controfacciata. 


Interno della chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco

Il ciclo più antico, di datazione certa, è quello posto sulla parete d'altare, dove ai due lati del catino absidale, fra le decorazione a grottesche che fanno da cornice all'abside, compaiono due cartigli in cui è inserita la data 1528.


Datazione degli affreschi della parete d'altare

All'interno di una finta architettura, che richiama le linee dei templi classici, si articolano le scene del ciclo. Nel registro inferiore, partendo da destra, è rappresentato S. Girolamo penitente, mentre sul lato sinistro, un fiero S. Michele Arcangelo è ritratto nell'atto di uccidere il diavolo con la lancia che è nella sua destra, mentre con la sinistra reca una bilancia con la quale è intento alla pesa delle anime. 


San Girolamo penitente


San Michele

E' interessante notare che gli sfondi paesaggistici in cui sono ritratti i due santi sembrino descrivere dei territori tratti dalla realtà, riproponendo, forse in maniera stilizzata, proprio i borghi che era possibile osservare in queste zone nel XVI sec. Fra gli storici locali è stata avanzata la tesi secondo cui, in una di queste rappresentazioni, sia individuabile il borgo di Acuto, riconosciuto per il profilo delle sue torri.


Particolare della scena di San Michele con la rappresentazione di Acuto

Il registro superiore è occupato dalla scena dell' Annunciazione. 
Seguendo il racconto enunciato nel Vangelo di Luca, l'angelo Gabriele, recante dei gigli, annuncia ad una Vergine, rappresentata nell'intimità della propria dimora, il concepimento del figlio di Dio. L'artista che ha realizzato l'opera si attiene qui scrupolosamente a realizzare una scena, inserita in una quinta architettonica di sapore rinascimentale, che rispetti tutti i canoni tradizionali. La giovane Maria è intenta alla lettura presso il suo scrittoio, rappresentato con una decorazione raffinata, sui cui ripiani compaiono anche la clessidra e la candela, mentre Gabriele arriva presso la sua casa avvolto nelle sue vesti leggere. Su entrambe le figure compare lo stemma di acuto, i tre chiodi della croce su fondo rosso.


Angelo Annunciante

Vergine 

Particolare dello scrittoio della Vergine

Il terzo registro è occupato da un finto timpano, in cui due angeli recano uno stemma con una bianca torre a cinque merli sormontata da un galero a dieci nappe. Lo stemma dovrebbe ricondurre al committente dell'opera, probabilmente un prelato che rivestiva la carica vescovile, come farebbero pensare il galero ed il numero ed il colore delle nappe.


Stemma del committente

Nel vano absidale, circondata dai santi titolari della chiesa, San Sebastiano a sinistra e San Rocco a destra, incorniciati da finte lesene decorate a grottesche, la Vergine - realizzata secondo la medesima scala metrica dei santi ai lati- assisa su di un ricco seggio con schienale culminante in una calotta a forma di conchiglia, tiene il Bambino che reca nella sinistra il libro, mentre la destra è in atto benedicente. 


Abside

Nella calotta absidale, Dio Padre, circondato da putti e schiere di angeli musicanti, in una corrispondenza di gesti, riprende l'atto benedicente del Figlio, mentre nella sinistra regge il globo terracqueo. E' stato osservato dagli storici locali, come quest'ultimo appaia tetrapartito ed al suo interno si intraveda una nave in navigazione, in considerazione delle scoperte geografiche delle Americhe, maturate sul finire del XV sec. Gli artisti che furono ingaggiati per eseguire questa decorazione pittorica si dimostrarono consci degli orientamenti stilistici della Roma del XVI sec. e ciò è osservabile non solo nell'uso delle fasce a grottesche che incorniciano le scene rappresentate ma ancor più nei passaggi chiaroscurali e nella resa del panneggio delle vesti di alcuni personaggi come l' angelo Gabriele. 
Se in alcuni brani la resa potrebbe apparire incerta, la realizzazione, nel complesso denuncia una consapevolezza culturale forse giustificata dal ruolo del committente e dei rapporti che , in quanto ecclesiastico, ebbe necessariamente con Roma.


Particolare della decorazione della calotta absidale- Dio Padre con il Globo Terracqueo 


Sulle pareti laterali, nelle immediate prossimità della parete absidale, due rappresentazioni della Madonna con il Bambino e Santi, di qualche anno postume a quelle d'altare, precedono due cappelle decorate intorno al XVII sec., la cui realizzazione dovette avvenire in parte sacrificando quelle preesistenti. 
La cappella settentrionale, la cui esecuzione avvenne per volere della famiglia Giannuzzi Savelli, richiama ancora una volta una struttura classica, qui arricchita con base a finte specchiature marmoree e timpano sorretto da coppie di colonne dorate fra cui, in due finte nicchie, compaiono Re David e Mosè. Nel vano parietale ricorre il tema della Vergine con il Bambino e santi mentre sul timpano, lo stemma dei Giannuzzi Savelli restituisce ai posteri la memoria dei committenti. 


Cappella Giannuzzi Savelli
  
Sulla parete meridionale, una seconda cappella, anch'essa realizzata intorno al XVII sec., se risolve i dubbi sull'artista che la realizzo - Agostino Ludovisi, che vi appose la sua firma- presenta peculiarità che sollevano la curiosità del visitatore. Nella parte superiore della parete, infatti, incorniciata in una finta struttura marmorea, il pittore realizzò un riquadro delle dimensioni di 40x70 cm in cui allineò delle lettere articolate in 11 colonne e 9 righe la cui invocazione "DEO GRATIAS" è leggibile secondo diverse direzioni. Chi fu il committente del palindromo e perché scelse di realizzarlo in posizione elevata, non favorendo quindi un'agevole lettura, è un quesito che non ha ancora trovato risposta.  


Cappella del palindromo


Il palindromo di Acuto

Il palindromo ed il suo sconosciuto committente non sono però gli unici elementi ad aver attratto l'attenzione dei simbolisti. Durante i lavori di restauro dell'edificio, al di sotto degli strati che furono apposti a rivestire alcune sezioni parietali, riemersero quattro croci, inscritte in dischi, non ricollegabili ai cicli dei secoli XVI e XVII. La tipologia della decorazione sembrerebbe rimandare alla simbologia Templare. L'Ordine, però, venne dissolto nel 1314 e se si attestasse l'appartenenza all'ambito Templare delle croci, ciò comporterebbe l'avanzamento di una tesi a sostegno di una datazione medievale per l'edificazione della chiesa.


Tre delle quattro croci riemerse durante il restauro

Poco distante si conserva l'unico elemento scultoreo antico dell'edificio, un catino per l'acqua santa che riproduce la proboscide di un elefante.


Catino per l'acqua santa 

Nei bestiari medievali, all'elefante venivano riconosciute numerose virtù lodate dalla Chiesa. Fra queste spiccavano la pazienza, la carità, il coraggio e l'ubbidienza, considerati exempla per i buoni cristiani e come tale il riferimento zoomorfo troverebbe valenza simbolica nella decorazione dell'acquasantiera.
L'animale non era sconosciuto ai popoli medievali, a tal proposito basti ricordare l'esemplare che Harun al- Rashid, califfo di Baghdad, inviò in dono a Carlo Magno a seguito della sua incoronazione nell' anno 800. Presso la Torre di Londra, inoltre, Enrico III d'Inghilterra, poteva ammirare un'elefante donatogli dal re di Francia. La diffusione dell'immagine simbolica legata all'esotico animale che si ritrova ad Acuto è forse ancora una volta da ricercare nelle ripercussioni che la via Francigena aveva inevitabilmente sul territorio, una via che attraversando l'Europa veicolava uomini e culture mettendoli in contatto.

Visitare Acuto e farsi coinvolgere dalla sua storia (e dai suoi enigmi) costituisce un tuffo nelle vicende di un territorio a volte trascurato, come la Ciociaria, che ha da offrire non solo spunti per approfondimenti storici ma rappresenta uno stimolo alla scoperta di un territorio e dei suoi innumerevoli tesori nascosti... 


Particolare della scena dell'Annunciazione- Stemma di Acuto



Ringraziamenti

E' doveroso rivolgere un sentito ringraziamento al Comune di Acuto, al Sindaco, dott. Augusto Agostini, che mi ha concesso la possibilità di accedere alla chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco. 
Un grazie al consigliere comunale, Sara Cola, per la sua squisita gentilezza e cordialità e per avermi fatto scoprire le bellezze di Acuto.
Infine un ringraziamento allo storico locale Pino Piras per la sua disponibilità nell'espormi i temi delle sue ricerche e fornirmi utili informazioni sulla storia della chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco e su Acuto.


Informazioni

Acuto è un comune della provincia di Frosinone, nella regione Lazio.
La chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco è sita in Viale Roma.
Per visitare la chiesa è possibile contattare il Comune di Acuto: Viale Marconi, 03010 Acuto- FR
Tel. 077556001                 


Bibliografia
C. Cristofanilli- Il Castello e il Borgo Medievale di Monteacuto in Atti del Convegno dei Gruppi Archeologici del Lazio- Roma, 1978.
G. de Francovich- A Romanesque School of Wood Carvers in Central Italy in "The art Bulletin", 19, 1937.
M.G. Fachechi- Sculture in legno- Museo Nazionale del Palazzo di Venezia- Roma, 2011.
M. Pastoureau- Bestiaires du Moyen Age- Parigi, 2011.
G. Pavat- I segreti della chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco ad Acuto in Ciociaria- 2015
M. Ticconi- Acuto. La storia, lo "statuto", gli usi e il costume- Roma, 2003.
















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