All'inizio del XIII sec., nell'area compresa tra il mare e la collina di Pizzofalcone, sorgeva la chiesa di Santa Maria ad Palatium che una leggenda voleva essere stata fondata da San Francesco d'Assisi.
La posizione favorevole occupata dall'edificio francescano e l'ormai inadeguatezza delle preesistenti strutture di Castel dell'Ovo e Castel Capuano, portarono il re Carlo I d'Angiò a scegliere l'area per l'edificazione della sua nuova residenza: Castel Nuovo.
Il sovrano s'impegnava ad indennizzare i frati francescani con una nuova chiesa ed annesso convento che sarebbero stati innalzati poco distanti e che avrebbero avuto il titolo di Santa Maria la Nova, per distinguerla dalla precedente struttura. Con atto ufficiale datato 10 maggio 1279, Carlo I destinava l'area della Regio Albinensis alla costruzione del complesso e lo poneva sotto il patronato regio. Sebbene la fabbrica venisse edificata in puro stile gotico, scarse sono le tracce della struttura originaria, gravemente danneggiata dai sismi che durante il XV e XVI sec. si abbatterono su Napoli a cui seguirono restauri e trasformazioni che ne modificarono definitivamente l'aspetto.
Nel 1596 Giovan Cola di Franco riceveva l'incarico di condurre i lavori. La chiesa venne riaperta al pubblico già nel 1599, benché i lavori si protrassero ancora fino al 1663.
Al fasto artistico di cui si arricchì Santa Maria la Nova si associò l'importanza che il suo Studium andò ad acquisire, divenendo uno dei centri culturali più fecondi che l'Ordine francescano potesse annoverare.
Il complesso rivestì un peso determinate in quanto una delle chiese più importanti che l'Ordine Francescano possedeva in città. Basti pensare che durante il Viceregno, ed almeno fino alla prima metà del '600, i Vicerè, seguendo un rigido cerimoniale di corte, si recavano presso Santa Maria la Nova ad ascoltare la messa officiata in occasione della festività di San Francesco d'Assisi.
Al fasto artistico di cui si arricchì Santa Maria la Nova si associò l'importanza che il suo Studium andò ad acquisire, divenendo uno dei centri culturali più fecondi che l'Ordine francescano potesse annoverare.
Il complesso rivestì un peso determinate in quanto una delle chiese più importanti che l'Ordine Francescano possedeva in città. Basti pensare che durante il Viceregno, ed almeno fino alla prima metà del '600, i Vicerè, seguendo un rigido cerimoniale di corte, si recavano presso Santa Maria la Nova ad ascoltare la messa officiata in occasione della festività di San Francesco d'Assisi.
Oggi il complesso monumentale di Santa Maria la Nova si presenta al visitatore come un edificio dal vasto apparato artistico e storico. La chiesa, a navata unica, è un esempio eccellente dell'arte seicentesca. La sua facciata, a due ordini con l'inferiore in piperno, preceduta da una doppia scalinata, presenta un portale ad edicola in cui è inserito un medaglione marmoreo con l'immagine della Vergine con il Bambino, incoronata da due angeli, a ribadire la dedica dell'edificio alla Madre di Dio.
L'interno della chiesa, a croce latina e navata unica, lunga circa 70 metri, presenta al suo interno lo spettacolo dell'opera che vi realizzarono gli artisti che vi operarono.
Sull'altare maggiore trova scenografica locazione la struttura a marmi policromi progettata da Cosimo Fanzago e realizzata dai suoi collaboratori, Andrea Lazzaro e Giuseppe Pellizza. Arricchito da statue bronzee e lignee, nella sua ancona è inserita l'immagine della Madonna con il Bambino, da alcuni ritenuta opera proveniente dall'antica Santa Maria ad Palatium. Gli affreschi del coro, con storie della Vergine e di Sant'Anna e San Gioacchino, vennero realizzati, a partire dal 1603, da Belisario Corenzio e dai suoi collaboratori.
Lo stile di Belisario Corenzio è riconoscibile anche negli affreschi presenti nelle lunette della cupola sovrastante l'incrocio del transetto, dove sebbene alcune sezioni si presentino in uno stato compromesso, si riesce a percepire il progetto che ne era alla base.
La cupola è preceduta da uno dei soffitti lignei dorati più pregevoli che possano trovarsi in città. Realizzato a cassettoni, è arricchito da 46 tavole dipinte che celebrano in gran parte la figura della Vergine. Le opere vennero realizzate dai maggiori maestri che operarono a Napoli all'inizio del XVII sec., ritrovandovi ancora Belisario Corenzio ma anche artisti del calibro di Francesco Curia, Girolamo Imparato e Fabrizio Santafede.
La navata appare circondata da cappelle, divise da pilastri, commissionate da famiglie notabili, ed arricchite di marmi policromi, affreschi manieristi ed opere di artisti napoletani come il Maestro di Pere Roig de Corella, allievo di Colantonio, il cui trittico con San Francesco, Santa Caterina d'Alessandria e Santa Lucia, adorna la Cappella Pironte.
Cappella Pironte. San Francesco fra Santa Caterina d'Alessandria e Santa Lucia |
All'interno della chiesa si apre però una cappella più imponente delle altre, quella dedicata a San Giacomo della Marca (1393-1474), sacerdote marchigiano, molto attivo nella città di Napoli e beatificato nel 1624. Inizialmente realizzata su progetto di Raimo Epifanio, la cappella subì successivi rimaneggiamenti, tra il 1634 ed il 1646, ad opera di Cosimo Fanzago.
La volta ospita affreschi con le vicende della vita di San Giacomo, realizzati da Massimo Stanzione che eseguì anche la decorazione pittorica per la volta della Cappella d'Aquino di Casoli, con la scena di San Diego d'Alcalà che bacia il piede di Cristo, inserita in una volta dorata e riccamente decorata a cui fanno da cornice putti marmorei.
Volta della Cappella di San Giacomo della Marca. Vita di San Giacomo. M. Stanzione |
Cappella d'Aquino di Casoli. San Diego d'Alcalà bacia il piede di Cristo. M. Stanzione |
Dal 29 novembre 2016 fino al 29 gennaio 2017, la Cappella di San Giacomo della Marca ospiterà la mostra presepiale Nativity in the World, patrocinata dal Centro Permanete di Ricerche e Studi sul Presepe Napoletano. Qui vengono esposte opere di diversi artisti del presepe, che ligi alla tradizione presepiale napoletana interpretano il tema della Natività, lasciando spazio, come di consueto alla celebrazione del vivere quotidiano dei vicoli partenopei del XVII- XVIII sec.
S. Principe- Natività in rudere di Tempio |
Presepe G. De Martino. Pastori F.lli Sinno |
A. Bifaro, G. Cerulo- Casaro L. Baia- Natività con Adorazione dei Magi- particolare |
V. Ammaturo- Cient mestieri |
Uscendo dalla chiesa si percorre il deambulatorio del chiostro minore. E' questo uno spazio le cui volte ed il registro superiore delle pareti sono affrescate con storie di San Giacomo della Marca probabilmente opera di Andrea Leone ed aiuti. Qui si ritrovano anche alcuni monumenti funebri che inizialmente installati all'interno della chiesa furono qui traslati in occasione dei rimaneggiamenti del complesso.
Chiostro minore |
La torre dell'orologio con quadrante maiolicato di Santa Maria la Nova |
Fra questi uno in particolare ha ultimamente attratto l'attenzione dei ricercatori. Si tratta della tomba di Mattia Ferrillo, alto funzionario durante il regno di Ferdinando I d'Aragona ed insignito dal sovrano del titolo di Conte di Muro Lucano. Sulla lastra tombale del suo monumento, i cui resti mortali probabilmente si conservano ancora all'interno della chiesa, compaiono alcuni simboli, uno stemma araldico della famiglia Ferrillo, sormontato da un elmo da cavaliere su cui poggia la figura mitologica di un drago a fauci spalancate.
Lastra marmorea del monumento funebre di Mattia Ferrillo |
Fra gli studiosi è iniziata da qualche anno la ricerca sulla verità legata a questa lastra tombale ed ai simboli rappresentati su di essa, fomentando la ricerca sulla famiglia Ferrillo e in special modo sulla principessa slava Maria Balsa, giunta orfana a Napoli dai Balcani al seguito di Jorge Skanderberg, despota di Albania e membro dell'Ordine del Dragone, che andò sposa a Giacomo Alfonso Ferrillo, figlio di Mattia. Potrebbe Maria essere figlia di Vlad Tepes III di Valacchia e così giustificare quei simboli sulla tomba di famiglia? Questo è un interrogativo su cui vertono ancora le ricerche degli studiosi, investendo questo monumento di un'aurea misteriosa.
Attraverso il chiostro si accede all' Antico Refettorio della cui antica decorazione, oltre a piccole tracce, resta l'affresco con la Salita al Calvario, attribuito ad Andrea da Salerno ed un pulpito scolpito addossato alla parete con una Crocefissione e Santi.
Refettorio. Salita al Calvario (part.). Andrea da Salerno (att.) |
Pulpito del Refettorio |
Numerose sono le opere che questo complesso monumentale serba ancora al visitatore, quasi impossibile elencarle tutte...
Una visita a Santa Maria la Nova è un tuffo nel cuore di Napoli, con la sua storia, le sue tradizioni secolari e i tesori d'arte ineguagliabili.
Informazioni:
Il Complesso monumentale di Santa Maria la Nova si trova a Piazza Santa Maria la Nova 44, Napoli (a pochi metri da piazza Giacomo Matteotti).
L'ingresso al complesso e alla mostra ha un costo di 5 euro.
Bibliografia
A. Antonelli (a cura di)- Cerimoniale del viceregno spagnolo e austriaco di Napoli 1650-1717- Crotone, 2012.
G. A. Galante- Guida Sacra alla città di Napoli- Napoli, 1872.
G. Mascia- L'Accademia di S. Maria la Nova in Napoli- Napoli, 1977.
M. Perrillo- Misteri e segreti dei quartieri di Napoli- 2016.
P. G. Rocco- Il convento e la chiesa di S. Maria la Nova di Napoli nella storia e nell'arte- Napoli, 1927.
N. Spinosa, G. Cautela, L. Di Mauro, R. Ruotolo (a cura di)- Napoli Sacra. Guida alle chiese della città- Napoli, 1993.
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