Molti sono i palazzi storici di Napoli che suscitano l'interesse di cittadini e turisti, alcuni maestosi, altri segnati dallo scorrere del tempo, sospesi tra storia e leggenda.
In via Duomo, Palazzo Como ha una storia fatta di alterne fortune.
Edificato tra il 1464 ed il 1490, per volere del ricco Angelo Como, che si avvalse di validi artisti, attraverso i secoli è stato ampliato, venduto, ceduto, trasformato in una fabbrica di birra da Antonio Mennel che nel 1815 vi impiantò la sua impresa. Acquisito successivamente dal Municipio che ne mise in discussione la conservazione al momento di tracciare il percorso urbano di via Duomo, si salvò per l'opposizione di molti che ne ottennero la salvaguardia a condizione di un arretramento: da allora, nell'immaginario popolare, l'edificio venne ribattezzato "il palazzo che cammina".
Edificato tra il 1464 ed il 1490, per volere del ricco Angelo Como, che si avvalse di validi artisti, attraverso i secoli è stato ampliato, venduto, ceduto, trasformato in una fabbrica di birra da Antonio Mennel che nel 1815 vi impiantò la sua impresa. Acquisito successivamente dal Municipio che ne mise in discussione la conservazione al momento di tracciare il percorso urbano di via Duomo, si salvò per l'opposizione di molti che ne ottennero la salvaguardia a condizione di un arretramento: da allora, nell'immaginario popolare, l'edificio venne ribattezzato "il palazzo che cammina".
Nel 1882, il principe Gaetano Filangieri di Satriano vi fondò il Museo Civico, facendovi convergere un più che discreto numero di opere d'arte. Fra le alterne vicende post belliche di cui è stata protagonista la sua collezione, cittadini ed appassionati sono spesso stati privati del piacere di visitare i suoi ambienti, attesa che ha trovato termine lo scorso 5 dicembre, giorno in cui la maestosa sala Agata è stata restituita al pubblico. Una folla di turisti e napoletani si è riversata all'interno del museo, curiosa di aggirarsi fra le collezioni d'armi, porcellane ed esemplari d'eccellenza della produzione pittorica firmati: Luca Giordano, Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribera.
La città, con la riapertura del sito, dimostra l'impegno nel volersi riappropriare della sua storia e del suo patrimonio.
La città, con la riapertura del sito, dimostra l'impegno nel volersi riappropriare della sua storia e del suo patrimonio.
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