Sul tracciato della via Ostiense compreso tra la Piramide Cestia e la Basilica di San Paolo fuori le mura, si estende un tratto urbano che a partire dal primo decennio del '900 venne investito da un processo d'industrializzazione che, nell'arco di qualche anno, avrebbe dovuto stravolgere l'area, concentrandovi le principali attività produttive dell'urbe.
A guardare oggi il quartiere ostiense, affollato di locali e ristoranti etnici, frequentato da studenti universitari ed attraversato da un frenetico quanto ininterrotto flusso automobilistico, si fa un pò di fatica ad immaginare questa zona come il centro industriale della capitale. Ma usciti dalla stazione metro di Piramide e dirigendosi a piedi verso la Basilica di San Paolo, ci si imbatterà nei resti di quel passato che a ben pensarci non è neppur poi tanto remoto: le vecchie strutture che ospitavano i Magazzini Generali, l'area dei Mercati Generali, la torre gasometro della Società Anglo-Romana che fa capolino fra i palazzi... Al civico 106, si apre un vialetto, apparentemente come tanti ma che è diverso da quello delle civili abitazioni, poiché questo è l'ingresso della Centrale Termoelettrica Giovanni Montemartini. Inaugurata il 30 giugno 1912, i suoi impianti e strutture, progettate dagli ingegneri M. Carocci, I. degli Abbati e C. Puccioni, andavano ad inserirsi nel panorama industriale ostiense con l'Edificio Quadro, la Sottostazione e la Torre Hanon: i suoi stabilimenti rappresentavano per l'epoca un esempio in campo tecnologico con la sua produzione d'energia ottenuta dallo sfruttamento combinato del ciclo diesel e del ciclo vapore.
Visse alterne vicende durante gli anni del regime e della seconda guerra mondiale, ritornando ad operare a pieno ritmo nel periodo dell'occupazione nazista e della successiva liberazione, risparmiato dai danneggiamenti bellici. Abbandonato negli anni '60 del secolo scorso per la sopraggiunta inadeguatezza degli impianti questi vennero riutilizzati a vari scopi, a partire dal 1989, avviandosi ad essere trasformati in area di archeologia industriale.
Nel 1997 si avvia la collaborazione tra l'Acea ed i Musei Capitolini, trasformando il vecchio stabilimento Montemartini in sede espositiva per le opere di scultura antica.
Attualmente il suo percorso museale si compone di opere che dagli anni della Roma repubblicana coprono i secoli che giungono fino al periodo della Roma imperiale di Augusto, testimoniata dai reperti provenienti dalle residenze patrizie ed imperiali.
La Sala delle Colonne offre un excursus fra materiali frutto di diverse campagne di scavo, quali quelle condotte sull' Esquilino, presso San Lorenzo, a via del Babbuino, quelli emersi durante i lavori di riammodernamento dell'area della stazione Termini ed infine di via Panisperna.
Qui fra urne funerarie, corredi, doni votivi di eccelsa fattura, tracce di affreschi, mosaici provenienti da domus private, ritratti bronzei, si ha la possibilità di cogliere le preferenze stilistiche e di gusto proprie dei romani in età repubblicana.
Rilievo funerario della famiglia dei Benni |
Rilievo funerario da via Statilia |
Ritratto di Augusto |
L'affresco dei Fabi è testimonianza del valore celebrativo e trionfalistico che i romani riconoscevano all'arte come veicolo di episodi a perpetua memoria. Decoro di una tomba appartenente ad un membro della famiglia dei Fabi, celebra un episodio delle guerre sannitiche risalenti alla prima metà del III sec. a.C. ed anche se lo stato conservativo non appare dei migliori, lo stile narrativo delle scene contribuisce a farne quasi un testo di valore storico.
Affresco dei Fabi |
L'eccezionalità dei materiali qui esposti si enfatizza maggiormente con i mosaici provenienti dagli scavi di via Panisperna: scene di fauna marina, papere ed uccelli di un eccelso gusto naturalistico, decoravano la sala di una dimora privata, il tutto reso con uno spirito raffinato ed elegante, degno di un committente di un elevato status culturale ed economico.
Particolare del mosaico di via Panisperna |
Particolare del mosaico di via Panisperna |
Nella Sala delle Macchine, in uno scenografico allestimento dove gli impianti con le loro sfumature ferrose si combinano alle statue marmoree monumentali creando un ambiente unico e suggestivo, si susseguono opere dell'età tardo repubblicana: divinità imponenti, copie da originali greci scandiscono il ritmo di questa sala.
La Sala Caldaie, l'ultima sala del percorso espositivo, è dedicata ai reperti provenienti dagli scavi operati sui colli dell' Esquilino, del Quirinale e del Viminale, in occasione dell'espansione urbanistica post-unitaria.
Il materiale qui esposto pone l'accento su di un periodo che si concentra tra la fine del periodo repubblicano e l'affermarsi del potere imperiale. Mutamenti di gusto e di tendenze si evidenziano nelle opere raccolte in questa sezione, dove si assiste alla piena affermazione di una nuova classe dirigente detentrice di una consapevolezza culturale più matura e raffinata.
Se l'arte ha sempre rivestito un ruolo centrale nell'affermazione del proprio status sociale, nell'età imperiale assurge a segno inconfutabile del potere economico e politico.
L'occasione per mettere in mostra tale potere era rappresentato principalmente dalle domus rivestite di ricchi apparati e circondate dagli horti arricchiti da marmi preziosi commissionati ad artisti in voga o fatte giungere dal mercato ellenico. La raccolta di opere qui esposte contribuisce a ben rendere l'idea della coscienza estetica delle classi privilegiate come il vasto mosaico rinvenuto presso la chiesa di Santa Bibiana con scene di caccia che qui occupa l'area centrale del vano caldaie.
Particolare mosaico rinvenuto nei pressi di Santa Bibiana |
La visita al museo della Centrale Montemartini si compone di altri innumerevoli pezzi d'eccezione che meriterebbero almeno una menzione, ma si cadrebbe facilmente in un'enumerazione impersonale di reperti che meritano ben altra attenzione come questa realtà museale merita più che una rapida visita.
Il connubio stabilitosi tra gli impianti della vecchia centrale termoelettrica ed i reperti archeologici contribuisce a rendere questo museo una delle realtà più affascinanti, nonché scenograficamente coinvolgenti, del panorama capitolino, un episodio che sfrutta a pieno le risorse e la storia che un territorio può offrire.
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