Nella valle dell'Aniene, sul confine tra Lazio ed Abruzzo, posto a ridosso di un versante del monte Cotento, sorge il piccolo paese di Filettino, il più alto comune in territorio laziale a 1092 mt. s.l.m.
E' un piccolo abitato, il cui nucleo più antico, sviluppatosi su di uno sperone affacciato su due valli, si articola in piccole stradine e strette scalinate che serpeggiando si inerpicano fra le pittoresche case del vecchio agglomerato.
Da anni vive una fase di spopolamento interrotto in estate dalla presenza dei villeggianti e di quanti, avendo qui le proprie radici, vi ritornano per le vacanze, bramosi di reimmergersi nell'atmosfera della propria infanzia o ritrovare i ricordi, fra percorsi escursionistici e passeggiate fra torrenti.
Ma Filettino non è solo un luogo in cui poter disintossicarsi dalla frenesia della vita cittadina, è un luogo che conserva molte storie ed un passato da leggere attraverso le memorie materiali superstiti.
Il suo primo insediamento sarebbe da ricercare fra colonie latine qui stanziatesi a presidio dei confini per impedire invasioni da sud-est. Fedeli ai romani, parteciparono alle battaglie delle Forche Caudine, il cui valore sul campo gli valse l'appellativo :" Filectinus, idest fidelis latinus".
Nel 1297, papa Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, lo concedeva in feudo ai membri della propria famiglia, unitamente ai territori di Trevi e Valle Pietra, i quali lo conservarono fino al '600.
Delle sue vicende restano decine di tracce. Fra queste vi è la piccola chiesa suburbana di s. Nicola, vescovo di Mira, che alcune fonti vorrebbero edificata da s.Benedetto.
Raggiungibile seguendo una breve strada poco fuori l'abitato, la cui presenza non è indicata da alcun cartello, il piccolo edificio -nei pressi del cimitero- ad aula unica con soffitto a botte, ospita al suo interno i resti di alcuni cicli di epoca medievale realizzati in diverse fasi.
Le tracce più antiche sarebbero rappresentate dalla decorazione della volta della campata centrale e delle due sezioni murarie ai lati di questa, su cui troverebbero locazione scene tratte dall'Apocalisse.
Qui, sul registro superiore della parete di fronte l'ingresso, campeggia la sezione meglio conservata di tutta la decorazione: un angelo apocalittico è accompagnato da sei apostoli assisi su panche dorate e decorate con gemme. Fra tutti spicca il volto di s.Pietro, recante un'aurea croce gemmata da cui pendono le chiavi del Paradiso.
Sulla parete di fronte, fa da contraltare una seconda scena in cui un altro angelo con tromba, seguito dai restante sei apostoli campeggiano su fondo blu. Purtroppo questa sezione appare più danneggiata della precedente a causa del distaccamento di intonaco che ne ha provocato la perdita della quasi totalità della parte inferiore.
Restano invece in discrete condizioni conservative gli affreschi posti sulla volta. Qui su un fondo aureo diviso in sezioni da sottili bande blu, amaranto e avorio sono rappresentati i busti di tre angeli abbigliati con pallii riccamente decorati ed incorniciati in medaglioni, circondati a loro volta da piccole immagini contenute in semi-circonferenze al cui interno occhieggiano degli ovali dai tratti antropomorfi deformati dagli sguardi quasi satanici.
Probabilmente le scene superstiti s'inserivano in un ciclo più vasto che occupava anche le restanti campate della piccola chiesa, ma in mancanza di tracce ulteriori questa resta un'ipotesi anche se plausibile.
Altre sezioni pittoriche compaiono nel vano, anche se riconducibili a fasi decorative successive e che occupano ridotte aree, prove tangibili dell'interesse che rivestì questo piccolo luogo di culto per i committenti che dimostrarono una particolare attenzione nei suoi confronti.
La chiesetta di s.Nicola va così ad arricchire il lungo elenco di siti sconosciuti o quasi, di una nazione ricca di luoghi da riscoprire, una lista numerosa che va sempre più ampliandosi...
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