Quando sul finire del XII secolo un giovane di nome Galgano, originario di Chiusdino, ricevette in sogno la visita di san Michele Arcangelo e degli Apostoli, nessuno nella val di Merse, fra le colline Metallifere e nella vicina Siena avrebbe mai immaginato cosa sarebbe scaturito da quei sogni e quanta carica spirituale si sarebbe irradiata dalla figura di Galgano.
Galgano Guidotti era un cavaliere, un uomo d'armi, un giovane forse non particolarmente virtuoso, avvezzo più a maneggiare la spada che a badare alla salvezza della propria anima, un individuo non molto diverso da quanti in quegli anni si erano fatti cavalieri in terra di Toscana. Nella sua vita tuttavia si verificarono degli eventi onirici che ne condizionarono le azioni e l'esistenza: Galgano sognò gli Apostoli che gli affidavano il compito di costruire un tempio sulla collina di Montesiepi, un luogo che, come ricordato dai racconti della madre Dionysia, era impervio e poco ospitale, particolarmente durante la stagione fredda. Il giovane, ciononostante, non arretrò dinnanzi alle difficoltà, agli ostacoli che la comunità gli mosse e salì sulla collina di Montesiepi dove diede inizio alla costruzione di un primitivo edificio in legno a pianta centrale. Portò con se la sua spada, compagna di tante avventure ma che ormai non avrebbe più recato offesa ad alcuno, ed impugnatala per l'ultima volta, la piantò nella dura roccia di fronte la cui elsa - che ricorda una croce- si inginocchiò a pregare.
Intorno all'eremita Galgano non tardò a crescere la considerazione dei locali e le invidie di alcuni che però non fermarono quanti si associarono al giovane abbracciandone gli ideali cristiani, condividendone l'eremitaggio fino al giorno della sua morte, il 30 novembre 1181.
Sintomatico dell'importanza che la sua figura assunse in vita, è l'episodio della sua sepoltura, riportato dalle leggende, che sarebbe avvenuta alla presenza degli abati cistercensi di Casamari, Fossanova, Sant'Anastasio alle Tre Fontane, nonché del vescovo di Volterra e di quello di Massa Marittima.
Sintomatico dell'importanza che la sua figura assunse in vita, è l'episodio della sua sepoltura, riportato dalle leggende, che sarebbe avvenuta alla presenza degli abati cistercensi di Casamari, Fossanova, Sant'Anastasio alle Tre Fontane, nonché del vescovo di Volterra e di quello di Massa Marittima.
In seguito alla sua morte la comunità eremitica fondata da Galgano continuò ad occupare Montesiepi, ma ben presto, l'interesse dell'alto clero si concentrò intorno alla figura del giovane in maniera talmente evidente da portare il pontefice Lucio III a richiedere un'inchiesta sulla vita dell'eremita, proclamato santo già 1185, oltre a regolamentare la comunità di romiti, incarico affidato ai monaci cistercensi.
Nell'arco temporale di circa un secolo, il luogo di ritiro di Galgano subì un intenso processo di trasformazione che portò non solo all'edificazione della cappella a lui dedicata, ma anche all'innalzamento della sottostante abbazia, oggi in stato di rudere.
L'edificio di più antica costruzione è rappresentato dalla cappella di San Galgano, nota anche come Rotonda di Montesiepi che venne edificata per volere di Ugo de' Saladini, vescovo di Volterra e consacrata nello stesso anno in cui Galgano venne dichiarato santo.
L'ingresso della Rotonda di Montesiepi |
L'accesso alla rotonda avviene attraversando un piccolo atrio, innalzato tra i secoli XIII ed il XIV e sormontato da una cornice sommitale, decorata di sculture ad altorilievo fra cui spiccano una testa di uomo con lunghi baffi sottili- che rimandano quasi con la memoria ai ritratti degli imperatori Franchi- e una testa taurina. Sull'edificio primitivo, precedente a quello voluto dal vescovo Ugo e risalente al XII secolo e realizzato probabilmente da maestranze locali, sono state avanzate diverse ipotesi inerenti alla scelta, per quei tempi inusuale in terra Toscana, di innalzare una struttura a pianta centrale. Si è ipotizzato che tale orientamento possa essere stato dettato dalla conoscenza dei modelli di tipo cimiteriale-monumentale, quali mausolei nonché delle planimetrie delle rotonde cristiane. La rotonda di Montesiepi rappresenta, così, quasi un unicum in epoca romanica, costituendo, per le scelte planimetriche a monte del progetto, una realtà le cui connessioni culturali potrebbero dar vita ad ulteriori approfondimenti.
Particolare della decorazione scultorea posta in facciata |
L' interno, a pianta circolare, conserva una copia della spada infissa nella roccia- oggetto nel corso dei secoli di diversi atti di vandalismo- sormontata da una cupola di 24 cerchi concentrici realizzati in mattoni e tufo.
La spada nella roccia |
Nel 1341, circa, la struttura della Rotonda venne ampliata con l'aggiunta di una cappella, voltata a crociera, al cui interno venne realizzato un ciclo di affreschi eseguiti dal pittore Ambrogio Lorenzetti e dalla sua bottega. Gli storici hanno molto dibattuto sull'individuazione del committente di tale opera, arrivando a dividersi fra quanti sostengono l'idea che essa sia il frutto di un lascito testamentario pro anima di tale Vanni di Salimbeni e quanti, piuttosto, ne asseriscono la riconducibilità a tal Ristoro di Selvatella, già committente della pala lignea - smembrata ed in parte andata distrutta- che dal 1336 adornava la cappella. In quegli anni il Lorenzetti si dedicava alla decorazione delle pareti del vano, realizzando un ciclo sulla vita di San Galgano e dell' Arcangelo Michele oltre ad un'Annunciazione. Sebbene attualmente gli affreschi parietali siano in fase di restauro, ciò che resta della decorazione della volta contribuisce a restituire il senso di preziosità che si voleva trasmettere in questo luogo.
Volta della cappella |
Se le nervature delle volte sono decorate secondo fasce a motivi geometrici bicromi e floreali, le vele ospitavano quattro oculi, di cui ancora due superstiti, entro cui campeggiano due santi con cartigli: dove i colori appaiono purtroppo molto deteriorati si ha comunque la possibilità di apprezzare la resa dei disegni.
La comunità di Montesiepi poté godere di privilegi e donazioni già a partire dal 1191, anno in cui l'imperatore Enrico VI accordò la propria protezione ai monaci di San Galgano, emulato, negli anni successivi, da Ottone IV e Federico II. Possedimenti e poteri andarono assommandosi nel corso dei secoli nelle mani dei monaci cistercensi di San Galgano, i quali, in più di un'occasione, ebbero modo di rivestire anche cariche di responsabilità presso la vicina Siena: a tal proposito si ricorda il caso che portò il monaco Ugo a rivestire nel 1257 la carica di camerlengo presso il pubblico erario senese.
Agli inizi del XIII secolo furono avviati i lavori di costruzione dell'abbazia posta a valle del colle di Montesiepi e consacrata nel 1288. Il cantiere, aperto nel 1218 ed affidato a Donnus Joannes, presentava i connotati tipici dell'architettura cistercense, improntata a schemi di pura verticalità e ritmicità che rimandano alla fabbrica di Casamari.
Abbazia di San Galgano. Navata centrale |
Realizzata a croce latina, la chiesa, divisa in tre navate da fasci di pilastri e colonne, ha una lunghezza massima di 69 metri ed una larghezza di 29. Oggi si presenta in stato di rudere, completamente priva della copertura del tetto e del pavimento ed orfana della torre campanaria, abbattuta da un fulmine nel 1786. Ciononostante, l'interno della chiesa conserva ancora le tracce di una decorazione scultorea raffinata ed elegante che si palesa nelle basi delle colonne, nei capitelli e negli archi scolpiti dei portali.
Abbazia di San Galgano. Interni |
Abbazia di San Galgano. Decorazione scultorea |
La chiesa abbaziale rientrava in un progetto complessivo in cui si inserivano anche i diversi ambienti destinati al quotidiano svolgersi di quella che un tempo era la vita monastica: la sacrestia, il parlatorio, la sala capitolare ed il chiostro, oggi perduto. A questi dovevano poi aggiungersi officine e luoghi di lavoro che non sono più individuabili. Basti pensare che il ritrovamento in loco di quarteruoli e Sechelle, piccoli oggetti metallici avvicinabili per genere a delle piccole monete, ornati con il simbolo di San Galgano -la spada nella roccia- ha fatto avanzare l'ipotesi che in questo luogo esistesse un officina specializzata nella lavorazione dei metalli, materiale di facile reperimento, grazie alle miniere presenti nell'area delle colline Metallifere.
Sala capitolare |
Nel corso della sua lunga storia, la comunità di San Galgano visse alterne vicende: durante il XIV secolo, la comunità di monaci si trovò ad affrontare sia la decimazione provocata dalla peste che le razzie e i danneggiamenti causati dalle compagnie di John Hawkwood ed Ambrogio Visconti, al servizio della repubblica di Firenze. Nel 1576 Giovan Battista Castelli, vescovo di Rimini, recatosi presso San Galgano non poté far altro che constatarne lo stato di abbandono e degrado. Due secoli dopo la visita del Castelli, nel 1781, crollarono le coperture, lasciando come tetto dell'abbazia il cielo.
Distrutta ed abbandonata, nel 1789 venne sconsacrata e trasformata in una fattoria, ruolo che ricoprì fin quando nel 1926 non vennero avviati i restauri per il recupero del sito.
Al di là dell'attrattiva che il luogo può rappresentare per i suoi suggestivi scorci paesaggistici ed architettonici, intorno alla figura di San Galgano e dell'abbazia, che da lui prese il nome, aleggia un fascino indiscutibile che attrae non solo appassionati d'arte e di storia ma anche quanti rincorrono il mito della spada nella roccia e di coloro che inseguono interpretazioni di natura astronomica che sarebbero alla base delle scelte costruttive operate a Montesiepi.
Qualsiasi sia il punto di vista dal quale la si vuole osservare, la vicenda di San Galgano e del colle di Montesiepi ha un punto d'inizio a cui tutto fa ritorno: la scelta di un giovane uomo, che nel pieno del suo fulgore, abbandonava la via della violenza piantando per sempre la sua spada nella roccia e facendone simbolo di pace e contemplazione...
Veduta esterna dell'abside |
Informazioni
Il complesso abbaziale di San Galgano si trova a Chiusdino, in provincia di Siena, in località denominata San Galgano. Sebbene visitabile in ogni giorno della settimana, in orari diurni, può capitare che le visite nella chiesa vengano sospese per celebrazioni di matrimoni.
La Rotonda di Montesiepi, posta sul vicino colle, è raggiungibile percorrendo un sentiero alberato che, in pochi minuti conduce, al piazzale su cui sorge la struttura.
Bibliografia
R. Bartalini- Ambrogio Lorenzetti a Montesiepi. Sulla committenza e la cronologia degli affreschi della cappella di San Galgano in "Prospettiva. Rivista di storia dell'arte antica e moderna" Nn 157-158, Gennaio-Aprile 2015.
E. Bassi- L'abbazia di San Galgano in Val di Merse, i Cistercensi, Montesiepi- Siena 1975.
L. Bianchi- La Rotonda di Montesiepi in "Rivista del R. Istituto d'Architettura e Storia dell'Arte", VI, Roma 1938.
E. Borsook- Gli affreschi di Montesiepi- Firenze 1969.
A. Canestrelli- L'abbazia di S. Galgano. Monografia con documenti inediti- Firenze 1896.
F. Cardini- San Galgano e la spada nella roccia- Siena 1992.
G. Chelazzi Dini- Pittura senese dal 1250 al 1450 in Pittura Senese- Milano 1997.
Magdi A.M. Nassar- La produzione medievale di tessere e monte nel cenobio cistercense di San Galgano in "Bullettino Senese di Storia Patria", 122, 2015.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.