"Per eandem vero viam pervenitum ad Albanam civitatem
et per eandem civitatem ad ecclesiam sancti Senatoris,
ubi et Perpetua iacet corpore et innumeri sancti;
et magna mirabilia ibidem gerentur."
dal "De Locis Sancti Martyrum qual sunt foris civitatis Romae"
Nel cuore dei Castelli Romani, ad Albano Laziale, da più di 1600 anni, il sottosuolo custodisce una delle prime testimonianze della diffusione ed affermazione del cristianesimo in quest'area: le Catacombe ipogee di San Senatore.
L'uso dell'ipogeo da parte delle prime comunità cristiane risalirebbe al IV sec. e s'inserirebbe nella preesistente struttura di una cava di pozzolana, probabilmente già impiegata, a fini cimiteriali, durante la fase insediativa della II Legione Parthica, istituita da Settimio Severo, a cui si deve l'edificazione dei Castra Albana.
Posta al XV miglio della via Appia, al di sotto della chiesa di Santa Maria della Stella, l'area su cui si svilupparono le catacombe ed i lotti sepolcrali prospicienti ad essa- sepolcro Rosatelli e quello di via Pratolungo- testimoniano dell'ampio ricorso d'uso a cui i locali destinarono la zona.
Sebbene manchino dati storici certi che permettano di indicare il sorgere e il proliferare delle prime congregazioni cristiane albanensi, l'edificazione di una basilica intitolata a San Giovanni Battista, voluta dall'imperatore Costantino (306-337), nonché l'inserimento di Albano fra le prime nove sedi vescovili laziali, lascia intendere che già nel IV sec. la comunità locale avesse abbracciato numerosa il culto cristiano.
Le catacombe albanensi, dedicate ai santi martiri Senatore, Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severiano- commemorati l'8 agosto- furono, fin dalla loro fondazione, oggetto di profonda venerazione da parte degli abitanti del luogo, nonché di coloro che giungevano qui in pellegrinaggio. Tale devozione si comprende specialmente tenendo conto della densità d'inumazioni concentrate in ambienti dall'estensione non molto vasta ma che denunciano l'importanza per i defunti, ed i loro familiari, di trovare riposo accanto ai resti e alle reliquie di tali martiri: fra le numerose sepolture rinvenute in loco, che coprono un arco temporale compreso tra IV e XII sec., alcune di esse denunciano sovrapposizioni di inumazioni con resti più recenti che occupano lo stesso loculo di quelli più remoti.
I defunti venivano spesso deposti con oggetti quali calici, bottiglie o piccole lampade, ma fra i materiali rinvenuti sicuramente più numerose appaiono le monete bronzee, di cui sono stati ritrovati circa 665 esemplari di cui il più antico celebra i Vicennalia in onore dell'imperatore Massimiano (240-310). Tale prassi, oltre a richiamare l'uso di farsi inumare con monete antiche, legate alla memoria di imperatori del passato, potrebbe ancora denunciare la sopravvivenza di una pratica rituale quale l'usanza pagana di dotare il defunto con monete da destinare a Caronte, traghettatore di anime verso l'aldilà.
I fedeli frequentarono attivamente le catacombe di Albano almeno fino al XII secolo, dopo tale periodo però la memoria del luogo e dei santi che qui si veneravano andò spegnendosi fra gli abitanti, arrivando a perdersi in un totale oblio. Solo nel 1571, padre Ludovico Perez de Castro, individuò la presenza del sito al di sotto della struttura di S. Maria della Stella, esponendo però le tombe a depredazioni di ogni genere. Alla fine dell' 800 il luogo venne studiato dall'archeologo Giovan Battista De Rossi che ne tracciò una prima descrizione.
Le catacombe si articolano in gallerie e cubicoli di diverse dimensioni che penetrano in profondità al di sotto dell'area occupata dalla chiesa e dall'annesso convento: alcuni ambienti, di maggior estensione, offrono al visitatore lo spettacolo di pareti affrescate con temi sacri.
Come avveniva per altre catacombe a Roma, le aree, dove si concentrava la decorazione più ricca, rappresentavano spesso il centro spirituale del luogo, lo spazio deputato ad ospitare le sacre reliquie. Ciò si verifica anche ad Albano, dove, dopo aver disceso i gradini d'accesso, si raggiunge la Cripta Venerata: questo è fra i vani più estesi ed è illuminato da un lucernaio aperto sul soffitto. Sulle sue pareti si conservano i resti di affreschi risalenti a vari periodi. I devoti albanensi ebbero molto a cuore la cura di questo luogo, la cui decorazione venne rinnovata più volte nel corso degli anni, come dimostrato dal ritrovamento di strati pittorici sottostanti quelli superstiti.
La prima scena a colpire l'attenzione del visitatore è una Deesis posta sulla parete concava che sembra assumere quasi i caratteri di un'abside.
Bibliografia
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I fedeli frequentarono attivamente le catacombe di Albano almeno fino al XII secolo, dopo tale periodo però la memoria del luogo e dei santi che qui si veneravano andò spegnendosi fra gli abitanti, arrivando a perdersi in un totale oblio. Solo nel 1571, padre Ludovico Perez de Castro, individuò la presenza del sito al di sotto della struttura di S. Maria della Stella, esponendo però le tombe a depredazioni di ogni genere. Alla fine dell' 800 il luogo venne studiato dall'archeologo Giovan Battista De Rossi che ne tracciò una prima descrizione.
Le catacombe si articolano in gallerie e cubicoli di diverse dimensioni che penetrano in profondità al di sotto dell'area occupata dalla chiesa e dall'annesso convento: alcuni ambienti, di maggior estensione, offrono al visitatore lo spettacolo di pareti affrescate con temi sacri.
Come avveniva per altre catacombe a Roma, le aree, dove si concentrava la decorazione più ricca, rappresentavano spesso il centro spirituale del luogo, lo spazio deputato ad ospitare le sacre reliquie. Ciò si verifica anche ad Albano, dove, dopo aver disceso i gradini d'accesso, si raggiunge la Cripta Venerata: questo è fra i vani più estesi ed è illuminato da un lucernaio aperto sul soffitto. Sulle sue pareti si conservano i resti di affreschi risalenti a vari periodi. I devoti albanensi ebbero molto a cuore la cura di questo luogo, la cui decorazione venne rinnovata più volte nel corso degli anni, come dimostrato dal ritrovamento di strati pittorici sottostanti quelli superstiti.
La prima scena a colpire l'attenzione del visitatore è una Deesis posta sulla parete concava che sembra assumere quasi i caratteri di un'abside.
Deesis |
Al centro della rappresentazione, la figura del Cristo Pantocratore, recante il libro nella sinistra e nell'atto di benedire alla greca con la destra, è circondato dalla Vergine -identificata dalla scritta MITER THEV, Madre di Dio- mentre sulla sinistra compare, in dimensioni notevolmente ridotte, rispetto alle figure precedenti, un giovane monaco tonsurato, recante anch'egli un libro chiuso nella destra. L'iscrizione posta al di sopra del suo capo lo identifica come S. Smaragdo. Nelle rappresentazioni tradizionali della Deesis accanto al Cristo era uso rappresentare San Giovanni Battista, mentre nell'esemplare di Albano viene messa in atto una variazione. Chi era San Smaragdo, che ad Albano riveste tanta importanza da essere rappresentato al fianco di Cristo in sostituzione del Battista? In un primo tempo gli storici lo identificarono con un martire che avrebbe condiviso con Senatore, Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severiano il medesimo giorno della commemorazione. In seguito agli studi condotti sull'affresco e sulla sua possibile datazione, posta tra XI e XII secolo, si è giunti a ritenere che Smaragdo possa invece identificarsi con Eufrosina di Alessandria, fanciulla che si finse uomo divenendo monaco per sfuggire ad un matrimonio imposto. Tale affresco potrebbe storicamente inserirsi in quella fase apertasi nel 1073, anno in cui papa Alessandro II (?-1073) nominava vescovo di Albano, il monaco greco Basilio dell'abbazia di San Nilo a Grottaferrata.
Lo stile dell'affresco non appare molto raffinato e l'artista che lo realizzò dimostrò di compiere sia ingenui errori plastici che d'incorniciatura della scena, ma sebbene l'opera non si qualifichi come frutto di un pittore eccelso, ciò non di meno, ne denuncia la consapevolezza di quanto andava realizzandosi non solo nelle zone limitrofe come Ardea e Tivoli, ma anche della tradizione delle icone cristiane quali il Cristo conservato presso la cripta di Santa Cecilia nelle Catacombe di San Callisto sull'Ardeatina, che sebbene testimoni una mano più sicura e raffinata, potrebbe aver fatto da modello per il decoratore di Albano. I personaggi, realizzati a mezzobusto, appaiono colti nelle loro rigide pose, mentre la resa delle variazioni cromatiche delle vesti e dei volti non traduce tridimensionalità, bensì un senso di rigorosa schematicità.
Madre di Dio |
San Smaragdo |
Accanto e al di sotto della Deesis si aprono nicchie scavate nel tufo, in cui è possibile ipotizzare un tempo la presenza delle reliquie dei martiri venerati. Anche le pareti che circondavano le nicchie erano rivestite da affreschi, i cui strati profondi hanno messo in luce le teste di due personaggi maschili dotati di aureola ed alcuni elementi vegetali e cerchi stilizzati, oltre al ricorso alla decorazione musiva, già in uso in altri siti come la già citata catacomba di San Callisto.
Le ipotesi sulle possibili identità di questi due santi possono solo basarsi su congetture, mancando totalmente attributi o iscrizioni che possano contribuire a far luce sui loro nomi, la cui prossimità con le nicchie potrebbe solo far ritenere plausibile la rappresentazione di uno dei martiri di San Senatore.
Loculo-reliquiario |
Particolare di strati decorativi |
Testa di santo |
La parete sinistra della Cripta Venerata è prevalentemente occupata dalla figura del Cristo assiso, circondato da sei personaggi. Tutti i protagonisti della scena vestono tuniche clavate, mentre nessuno di loro, tranne il Cristo, ha il capo cinto dal nimbo: il loro sguardo è colto in una distaccata fissità che contribuisce ad infondere sacralità alla scena. Anche per le identità dei sei personaggi sono state avanzate diverse ipotesi, tra chi vorrebbe riconoscere nelle quattro figure vestite di bianco i martiri albanensi o quanti identificherebbero i primi due uomini accanto a Cristo come i Santi Pietro e Paolo e nelle due immagini esterne, ammantate di bruno, i committenti.
L'evidente richiamo classico palesato in questa scena ha fatto propendere per una datazione al V secolo, ponendolo in relazione alla statuaria e alla ritrattistica del tempo.
Cristo circondato da Santi |
A destra della cripta si apre una galleria, la cui parete di fondo, circondata da loculi, è occupata da uno strato pittorico che ritrae un giovane Gesù imberbe con tunica e sandali, affiancato da Pietro, Paolo, Lorenzo e, all'estrema sinistra, un santo di cui è andata perduta l'iscrizione recante il nome. L'iconografia della scena si rifà al tema del Cristo-filosofo, dal volto sereno e dalla gestualità espressiva (sebbene in parte le mani risultino danneggiate, se ne può indovinare la posa).
I Santi Pietro, Paolo ed il personaggio ignoto sono rivolti verso Cristo, come impegnati in un dialogo scambievole, mentre San Lorenzo, l'unico ad avere un aureola, come il Salvatore, appare rivolto verso l'osservatore, nell'atto di recare la croce ed il libro. Il culto di Lorenzo vide una grande e capillare diffusione a Roma, dove veniva commemorato con grande partecipazione, basti pensare anche solo all'importanza assunta dalla basilica laurenziana al Verano oltre al ricorso alla sua iconografia presente in numerosi siti dell'Urbe, pertanto non sembra inusuale la sua immagine posta in atteggiamento eminente all'interno della scena. Datato intorno al VI sec. l'affresco venne successivamente ricoperto da un ulteriore strato di cui si individuano sporadiche tracce.
Affresco della galleria destra |
Santo ignoto e San Paolo |
San Pietro e San Lorenzo |
Le catacombe conservano ancora ulteriori tracce pittoriche di cui, purtroppo, spesso si conservano solo labili segni di difficile interpretazione, come ad esempio il riquadro individuabile sul pilastro d'angolo posto di fronte all'ingresso. Qui ormai sono visibili solo i resti dell'immagine di una cesta di vimini, due mani e due capi aureolati estremamente compromessi. Proprio lo stato della scena ha dato adito a diverse interpretazioni tra chi vi ha letto una Natività e chi invece una Deposizione, individuando in quella che sembrerebbe, ad un rapido sguardo, una culla piuttosto che un sarcofago.
Tutte le problematiche analitiche ed i dubbi che ancora avvolgono la decorazione complessiva degli ambienti, le scelte stilistiche, iconografiche, i riferimenti a scambi culturali intercorsi con le aree limitrofe e con Roma, non possono far altro che delineare non solo il vivo interesse e feconda devozione degli abitanti di Albano, ma anche la vivacità culturale dei committenti di queste opere, che sebbene non ricorressero sempre a maestranze di elevata specializzazione, dimostrano di aver partecipato al fermento culturale dei secoli in cui vissero, nel tentativo di rendere sempre attuali i cicli pittorici di San Senatore e di porre tutta la dovuta attenzione per un sito dalla spiccata carica spirituale.
Deposizione |
La memoria di tale luogo è ormai condivisa da pochi, ma grazie all'impegno del dottor Roberto Libera, direttore del Museo Diocesano di Albano Laziale, sotto la cui egida rientra il sito, si sta cercando di attuare una politica di recupero e diffusione della conoscenza di questo luogo e della sua memoria. A lui va il mio sincero ringraziamento per avermi concesso l'opportunità di approfondire la conoscenza di questa realtà, i cui caratteri, apparentemente locali, tracciano un percorso fondato su un dialogo artistico di più ampio respiro che investe l'ambito paleocristiano e medievale.
Il direttore dottor Roberto Libera |
INFORMAZIONI
Le Catacombe di San Senatore si trovano sulla via Appia Antica, in prossimità della chiesa di Santa Maria della Stella.
Sono raggiungibili dalla stazione ferroviaria di Albano Laziale che dista circa un chilometro dal sito.
Le visite sono prenotabili contattando il Museo Diocesano di Albano Laziale:
Palazzo Lercari,
via Alcide de Gasperi 37.
Tel. 3339999883- 0693269490.
Email: info@museodiocesanodialbano.it
http://www.museodiocesanodialbano.it/la_catacomba_di_san_senatore.htm
Ingresso alle catacombe di S.Senatore |
Andaloro M.- Romano S.- Pittura medievale a Roma, 312-1431, Corpus Atlante, Vol.4 Riforma e tradizione- Milano, 2006.
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Fiocchi Nicolai V.- Scavi nella catacomba di Albano Laziale in "Rivista di Archeologia Cristiana" LXVIII, 1992, pp. 7-140, 1992.
Fiocchi Nicolai V.- Scavi e scoperte di archeologia cristiana nel Lazio dal 1983 al 1993 in 1983-1993. Dieci anni di archeologia cristiana in Italia. Atti del VII congresso nazionale di archeologia cristiana a cura di Russo E.- Cassino, 2003.
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Martorelli R., Barbini P.M.- Nuove scoperte nella catacomba di S.Senatore ad Albano Laziale in 1983-1993. Dieci anni di archeologia cristiana in Italia. Atti del VII congresso nazionale di archeologia cristiana a cura di Russo E.- Cassino, 2003.
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Palombi C.- La catacomba di S. Senatore ad Albano in Le catacombe del Lazio. Ambiente, arte e cultura delle prime comunità cristiane- 2006
Piazza S.- Pittura rupestre medievale. Lazio e Campania settentrionale (secc. VI-XIII)- Ecole Francaise de Rome, 2006.
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