"Bisogna essere capaci di convivere con se stessi" diceva Henri de Toulouse-Lautrec ed il modo deve averlo trovato attraverso la sua arte e la declinazione dell'universo della Belle Epoque fatto di personaggi ed eccessi che animano le sue opere.
Il Moulin Rouge, la Galette, le ammiccanti ballerine, gl'ispirati artisti, gli avventori annebbiati dall'alcol e dall'assenzio, le strade, gli interni e gli individui di una frenetica Parigi di fine '800, tutto questo è racchiuso nelle sue litografie che dal Museo di Belle Arti di Budapest sono attualmente esposte nelle sale del Museo dell'Ara Pacis di Roma. Un'esposizione fatta di quasi 170 opere, grazie alle quali è possibile seguire uno spaccato della vita dell'artista attraverso il suo punto d'osservazione.
Fra le opere più note, quali possono essere l'affiche realizzata per Aristide Bruant, quella per la vedette Jane Avril, la Passeggera della 54 - memoria di un viaggio effettuato nel 1895- il ritratto di Mademoiselle Cha-U-Kao, sono presenti anche piccoli lavori, forse meno noti, ma che offrono la possibilità di soffermarsi sulla capacità analitica di Toulouse-Lautrec.
Particolare Il coccodrillo, menu, 1896 |
L'artista indaga il soggetto e lo fa attraverso tratti che sembrano rapidi, a volte accennati, ma che offrono all'osservatore la capacità di penetrare nell'intimo del soggetto, ripreso al di là delle "maschere di scena" imposte dalle convenzioni: il suo esasperare la mimica dei personaggi, rendendoli quasi caricaturali contribuisce a delinearne i pensieri e più inconfessati desideri.
Le ballerine volteggiano come nuvole sulle tavole del palcoscenico, diventano ammalianti Salomè fra i bramosi avventori per poi tornare ad essere donne qualunque fra le pareti di una camera o fra gli scaffali di un negozio per cappelli.
La modista, Renèe Vert, 1893 |
Il suo occhio coglie varietà umane eterogenee che arricchiscono la sua produzione, e se può cogliere lo squallore in Un retro bottega di Cracovia o la fretta del pilota ne L'automobilista così riesce a rendere la meticolosità del suo amico Adolphe Albert nel Buon Incisore.
Il buon incisore, Adolphe Albert, 1898 |
Visitare quest'esposizione è stato sicuramente interessante, offre modo di comprendere che l'artista non dava nulla per scontato e qualsiasi realtà poteva essere degna di essere riprodotta senza cadere in facili e scontate condanne dei personaggi presentati, ma piuttosto trasformando la propria arte in veicolo di mille e più storie...
bellissima mostra!!!....
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