Piazza San Domenico Maggiore è da annoverarsi fra i luoghi più rappresentativi della città di Napoli: ogni suo edificio è testimone di un passato fatto di arte, storie e leggende. Vittorio Gleijeses riteneva che "la storia di San Domenico è anche storia della cultura napoletana".
A dominare l'area sorge l'omonimo complesso monastico, la cui imponente abside conquista lo sguardo, muta spettatrice di secoli di vita partenopea. La sua storia ha inizio con l'arrivo dei primi domenicani in città nel 1231, anno in cui presero possesso della piccola chiesa di San Michele Arcangelo a Morfisa, le cui tracce sono inglobate nell'attuale chiesa.
L'incremento dei membri della comunità domenicana rese, ben presto, inadatto tale spazio, costringendo ad interventi di ampliamento che ottennero il sostegno economico di Carlo II d'Angiò.
I lavori, iniziati nel 1283 si protrassero per diversi anni e diedero luogo ad una realtà architettonica completamente differente: i domenicani poterono officiare in una chiesa alta 26,50 m. e lunga 70 m., dotata di apparati degni della committenza angioina.
Nel corso dei secoli, terremoti ed incendi danneggiarono il complesso, obbligando i frati a massicce opere di restauro e riadattamento, frutto spesso dell'influenza delle mode artistiche del momento, come lo stravolgimento in chiave barocca operato sul finire del '600, sotto il priorato di Tommaso Ruffo Di Bagnara che interessò non solo la chiesa ma anche l'area del convento.
Oggi gli spazi del complesso monumentale di San Domenico Maggiore - a cui si ha accesso dall'omonima stradina che si apre su un lato della piazza- ospitano mostre ed eventi che vedono rianimarsi gli ambienti conventuali. E qui, negli ultimi mesi hanno preso vita due mostre, all'apparenza diverse ma congiunte nell'intento di presentare al pubblico aspetti e peculiarità della cultura napoletana.
Il 13 ottobre 2015 ha preso il via "Magna- Mostra Agroalimentare Napoletana", nata per celebrare il ruolo centrale che l'alimentazione ha sempre rivestito per il popolo campano.
Le eccellenze dei prodotti tipici, le ricette della tradizione vengono declinate attraverso esposizioni di opere d'arte che spaziano dai dipinti a tema conviviale - con alcune tavole riconducibili alla cerchia di Luca Giordano- passando per i personaggi dei venditori del presepe napoletano del '700 -opera di maestri locali-, per poi coinvolgere il visitatore in presentazioni multimediali, alla scoperta di piatti della tradizione culinaria.
"L'Altro Ottocento. Dipinti della collezione d'arte della Città Metropolitana di Napoli" è l'allestimento che, inaugurato il 23 dicembre scorso, espone, all'interno dell'area del Grande Refettorio del monastero, una rappresentanza di sessantanove opere, provenienti dalla collezione dell'ex Provincia di Napoli. Tale raccolta lega la sua origine alla Società Promotrice di Belle Arti, fondata nel 1861 da artisti ed intellettuali attivi nell'ambito culturale e del collezionismo d'arte.
La mostra si pone l'obiettivo di far riscoprire pittori dimenticati o poco noti- attivi tra il 1868 e gli anni trenta del novecento- attraverso l'esposizione di tele eterogenee per temi e stili che spaziano dal verismo storico al realismo, passando dalla ritrattistica e la paesaggistica. Il percorso si rende interessante nel presentare spaccati di una città con i suoi abitanti, che sebbene edulcorati dalla lente dell'interpretazione artistica, od alimentati da retorica post-risorgimentale, contribuiscono a rendere testimonianza di un tempo. Devoti raccolti in preghiera su altari barocchi, scorci di una Napoli dai tratti quasi campestri ed episodi storici si susseguono fra ammiccanti contadinelle o anziane dallo sguardo stanco, i cui tratti non possono non far pensare ai tanti volti che si possono incrociare per le strade di questa città, facendo sorridere il visitatore che osserva scene goliardiche, sui volti dei cui protagonisti affiora una mimica teatrale innata nel popolo partenopeo.
Francesco dell'Erba- Le beffe dell'ubriaco- particolare |
Fulvio Tessitore- Angolo del Corso Vittorio Emanuele |
Raffaele Izzo- Al Palazzo Donn'Anna a Posillipo |
Giuseppe Boschetto- I Maldicenti |
Giuseppe De Sanctis- Mezza figura in bianco |
Antonio Corrado- Dicendo il Rosario |
Achille Talarico- Felicità dei campi |
Saverio Dell'Abbadessa- Salvator Rosa ragazzo che disegna nel chiostro di S. Teresa |
Le mostre saranno attive fino al 28 febbraio 2016, ancora pochi giorni per apprezzare due iniziative volte a celebrare i valori positivi di una città che ha ancora tanto da dare e da dire...
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